Mondo
Fermi (Intersos): «Sui confini i profughi hanno bisogno di tutto»
Gli operatori di Intersos sono arrivati in Polonia e in Moldavia. Sui confini dei due Paesi hanno avviato interventi per sostenere i rifugiati provenienti dall’Ucraina. «Con gli ambulatori mobili forniamo supporto medico di base», dice Cesare Fermi, direttore dei programmi Italia e Europa dell’organizzazione, che si trova ora in Polonia, «il numero dei profughi aumenta di ora in ora»
di Anna Spena
Secondo i numeri stimati dallo staff dell'Oim sarebbero già almeno 600mila le persone fuggite dall'Ucraina nei primi cinque giorni dall'inizio delle operazioni militari e dall'escalation delle ostilità. Stanno scappando in Moldavia, Romania e in modo particolare in Polonia dove sono arrivate già oltre 200mila persone. Ma i Paesi non erano pronti e associazioni locali e governi stanno interagendo con le organizzazioni internazionali che stanno arrivando sui confini interessati.
L’organizzazione umanitaria Intersos ha attivato interventi di primo soccorso in Polonia e Moldavia. «Vogliamo», spiega Cesare Fermi, direttore dei programmi Italia e Europa dell’organizzazione, che si trova ora in Polonia insieme al team di cooperanti, «fornire cure mediche, protezione e sostegno psicosociale alle persone più vulnerabili».
Dopo il primo incontro tra le delegazione russa e quella ucraina Mosca ha intensificato gli attacchi e il numero dei profughi è destinato ad aumentare. Si stima che potrebbe arrivare fino a 5 milioni.
«Abbiamo iniziato a lavorare», spiega Fermi, «con due team medici e due team di protezione. Ai confini di entrambi i Paesi abbiamo ambulanze e stiamo attivi con ambulatori mobili per garantire il supporto medico di base».
Le persone arrivano in macchina e «in molti stanno manifestando un disturbo post traumatico da stress. Hanno viaggiato per almeno due giorni e una volta arrivati al confine sono stati fermi 70 ore, in coda in macchina e al freddo, prima di poter passare la dogana».
Intersos lavora in collaborazione con il governo polacco. In Polonia, a Hala Kijowska, uno degli 8 punti di confine con l’Ucraina, l’organizzazione ha già assistito duemila persone. «Qualcuno riesce a proseguire perché ha contatti per persone che vivono in Polonia. Ma in molti non sanno dove stare, e questo vale soprattutto per le persone non ucraine, in modo particoalre afghani e pakistani. Qui, un centro commerciale, è diventato un rifugio per chi non sa dove andare e ha biosgno di ripararsi dal freddo».
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