Non profit
Fermi al papà bancomat
Perché non è decollato l'affido condiviso. Parla Donatella Poretti
di Redazione
Negato per futili motivi. Oppure concesso, almeno formalmente, ma “confezionato” sul modello del vecchio affido esclusivo. La legge 54 del 2006, che ha introdotto per la prima volta in Italia (dopo una battaglia durata quattro legislature) l’affido condiviso dei figli, non ha raggiunto gli obiettivi sperati. «Dal momento in cui è entrata in vigore la nuova normativa, si è assistito al proliferare di sentenze in cui l’affidamento condiviso veniva illegittimamente negato per motivi non riconducibili a personali e comprovate carenze di uno dei genitori, ma per ragioni esterne, come la reciproca conflittualità, l’età dei figli o la distanza tra le abitazioni», sottolinea la senatrice radicale Donatella Poretti, che ha presentato un ddl di modifica alla legge 54, attualmente in discussione alla commissione Giustizia. L’affidamento condiviso è stato ad esempio negato, dal tribunale di Locri, per una distanza tra le abitazioni dei genitori di 12 chilometri. E invece è stato concesso, dal tribunale de L’Aquila, a due genitori che vivono rispettivamente in Spagna e in Abruzzo.
Poi c’è il nodo del “mantenimento diretto”. In esso i due genitori, entrambi affidatari, sono chiamati a fornire personalmente al figlio i beni e i servizi che gli abbisognano. «È questo lo strumento essenziale per rendere effettivo il diritto dei figli a un contatto significativo con entrambi i genitori», dice la senatrice. Eppure la pratica della dazione di un assegno – invece di un preciso riparto della spesa sulla base dei compiti di cura – resta la scelta dominante di gran parte dei giudici, riaccendendo la conflittualità e aumentando in modo esponenziale la percentuale di inadempienze.
Fatta la legge, trovato l’inganno: l’affido condiviso viene concesso, ma quotidianamente snaturato. «Ad esso vengono dati contenuti pressoché identici a quelli di un affidamento esclusivo, soprattutto attraverso l’introduzione della figura del “genitore collocatario”, spiega la Poretti. Ed ecco sentenze che ricopiano le vecchie prassi delle “visite” a week end alterni e delle vacanze di due-tre settimane d’estate e di una a Natale.
«In questi anni di applicazione della legge, la giurisprudenza ha finito per sostituire al concetto di bigenitorialità privilegiato dal legislatore il concetto di “stabilità fisica”, e così facendo si giustificano gli esigui tempi di contatto stabiliti per il genitore “esterno”», conclude la senatrice.
Gran parte dei giudici costruisce intorno alla figura del genitore “collocatario” e della “residenza privilegiata” tutto il (brutto) vecchio film della mamma affidataria esclusiva e del papà-bancomat. [Benedetta Verrini]
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