Verso il 25 novembre
Fermare la violenza sulle donne, per il 94% degli italiani è una priorità
Presentati i nuovi dati di ActionAid con l’Osservatorio di Pavia su come e quanto comunicano sul tema Governo, Parlamento ed enti locali e cosa ne pensano gli italiani. Prende il via la campagna “Oltre le Parole”. Katia Scannavini, vicesegretaria generale ActionAid Italia: «Serve andare “oltre le parole”: formazione obbligatoria per la classe politica, prevenzione a 360 gradi, educazione sessuale, affettiva e di genere nelle scuole»
Il 94% degli italiani e delle italiane pensa che la violenza maschile contro le donne sia un tema rilevante. Per il 74% è aumentata negli ultimi anni. Otto italiani su 10 ritengono che le attuali politiche e leggi non siano sufficienti per contrastare il fenomeno. Al diffuso senso di insoddisfazione verso l’intervento legislativo e politico, la risposta e l’interesse della classe politica è quanto mai assente. Nell’ultimo anno meno dell’1,5% dei post totali su Facebook e Instagram di Governo, parlamentari, rappresentanti degli enti locali – su 300mila complessivi – si occupa di violenza maschile sulle donne. Quando ne parlano, lo fanno con scarsa competenza, senza un legame con l’agenda politica nazionale e solo in occasione di ricorrenze o fatti gravi di cronaca. Due volte su tre a scrivere del tema sono le politiche donne. Il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 è citato solo nell’1% dei post.
È quanto emerge da “Oltre le parole. Narrazione politica e percezione pubblica sulla violenza maschile contro le donne“, ricerca di ActionAid in collaborazione con Osservatorio di Pavia e B2Research, presentata in Senato, nella Sala Caduti di Nassirya di palazzo Madama. L’indagine ha raccolto e analizzato i social dei rappresentanti politici italiani e ha intervistato con un’indagine demoscopica gli italiani e le italiane per conoscerne le opinioni. Al centro della campagna “Oltre le Parole”, che ha preso il via, ci sono i post della politica e del Governo.
«Ancora una volta la violenza è “un affare di donne” anche all’interno delle istituzioni. La violenza maschile contro le donne è una conseguenza delle disuguaglianze di genere e il suo contrasto deve toccare tutti gli ambiti della politica nazionale. Così non è mai stato», ha dichiarato Katia Scannavini, vicesegretaria generale ActionAid Italia. «Per adottare norme realmente trasformative, la classe politica deve diventare competente, indipendentemente dal genere o dal ruolo ricoperto. È quindi necessario formare correttamente coloro che legiferano e governano. Ma non solo, la politica passi dalle parole ai fatti, superando le differenze ideologiche e raggiunga una convergenza per approvare una legge che introduca l’educazione sessuale, affettiva e di genere nelle scuole, in linea con le direttive internazionali».
Un anno fa, a seguito del femminicidio di Giulia Cecchettin, l’intero panorama politico nazionale ha espresso accorate dichiarazioni sull’urgenza di “cambiare le cose” e “fermare la mattanza”, mentre l’opinione pubblica sollecitava l’adozione di interventi tempestivi e incisivi. Tra il 1° agosto 2023 e il 31 luglio 2024 rappresentanti del Governo, del Parlamento, presidenti di regione e delle province autonome di Trento e Bolzano, i sindaci di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Bari, Catania e la sindaca di Firenze, hanno scritto su Facebook 169.572 post; di questi, solo l’1,2% è dedicato alla violenza sulle donne. Su Instagram sono stati l’1.5% su un totale di 117.487 post pubblicati.
Priorità per le persone, non per la politica
Quella che era stata definita una “emergenza da non dimenticare” viene ricordata solo in prossimità di giornate mondiali, femminicidi efferati o in concomitanza di iter legislativi come per il Codice rosso. La comunicazione politica è concentrata sulla prevenzione del fenomeno, soprattutto dopo il femminicidio Cecchettin, ma alcuni messaggi vanno in conflitto con quanto prescritto dal sistema antiviolenza. Un messaggio su 10 risulta essere così poco chiaro, tanto da diventare fuorviante: confusione su definizioni e dati, sessismo benevolo, cause attribuite al contesto etnico-religioso o di provenienza. E ancora, richiami a problemi di sicurezza pubblica e delle strade, fino alla castrazione chimica come strumento di prevenzione delle recidive.
Il 36% delle donne dichiara di aver subito violenza
La stragrande maggioranza degli italiani e delle italiane pensa di essere molto o abbastanza informato sul fenomeno (92%). Sono il 98% delle donne a considerare rilevante la violenza, mentre lo è per il 95% degli uomini. Pe il 74% delle persone la violenza sulle donne è aumentata e l’80% dichiara che la politica e le leggi attuali non sono sufficienti a prevenire e contrastare la violenza di genere. Oltre sei italiani su 10 (62%) ritengono che lo Stato e le forze dell’ordine debbano occuparsene per primi. Il 36% delle donne italiane dichiara di aver subito violenza verbale, emotiva o fisica da parte di un uomo. Le più colpite risultano le Under 25: quasi 6 su 10 (57%) riferiscono di essere state vittime di qualche forma di violenza. Numeri più alti dell’ultima rilevazione Istat.
La prima risposta: la prevenzione
Come bisogna rispondere per fermare questo fenomeno? Con la prevenzione. In egual misura uomini e donne chiedono educazione e sensibilizzazione delle persone, a partire dall’età scolare (60%), a seguire maggiore punizione per gli autori di violenza (54%), maggiore protezione/assistenza per le donne che hanno subito violenza (51%). Le persone di destra o centro-destra tendono ad attribuire maggiore importanza a misure punitive e, in particolare, sostengono con più forza l’introduzione della castrazione chimica per i colpevoli di violenza sessuale (41% contro il 21%) delle persone di sinistra. «Per quanto riguarda la prevenzione, è fondamentale che si cominci a inserire la violenza di genere dentro un discorso più generale di Pari opportunità», ha affermato Monia Azzalini, responsabile settore Media e genere dell’Osservatorio di Pavia.
Una campagna per andare dalle parole ai fatti
Nel corso dell’ultimo anno la premier Giorgia Meloni ha comunicato attraverso i suoi canali Facebook e Instagram quattro volte, in occasione del femminicidio Cecchettin e per la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne con lo slogan #nonseisola e informando sul numero 1522 per chiedere aiuto. ActionAid con la nuova campagna “Oltre le parole” denuncia il disinteresse e la retorica della narrazione politica.
Un’affissione digitale a Roma davanti ai palazzi della politica il 15 novembre e una il 25 novembre a piazza dei Cinquecento alla Stazione Termini riveleranno un post della presidente del Consiglio sulla Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne. «Ma il post è dello scorso anno: da allora Meloni non ha più comunicato sul tema. Bisogna parlarne ogni giorno, tutti i giorni. Perché dietro le parole non dette si nasconde una sottovalutazione. E da quelle dette emerge ignoranza e mancanza di preparazione sul tema. E serve andare oltre le parole», si legge nella nota di ActionAid.
Interventi strutturali ed educazione nelle scuole
ActionAid chiede al Governo e alle istituzioni di incidere sulla cultura responsabile del reiterarsi della violenza maschile contro le donne in Italia con interventi strutturali, adeguatamente finanziati e gestiti da personale qualificato, e l’introduzione dell’educazione sessuale affettiva nelle scuole. Alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, di “accertare il livello di formazione e di attenzione e la capacità di intervento delle autorità e delle pubbliche amministrazioni, centrali e periferiche, competenti a svolgere attività di prevenzione e assistenza”, così come stabilito dalla Legge 12 del 6 febbraio 2023.
La foto in apertura è di Massimo Paolone/LaPresse, le altre dell’ufficio stampa ActionAid. Video di Ilaria Dioguardi
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