Cultura

Fermare i discorsi d’odio: possiamo farlo tutti ogni giorno

di Rossana Cavallari

Io non odio e tu?

Inizio da qui, da una domanda semplice e diretta che non ammette risposte confuse ma obbliga tutti noi a prendere una posizione precisa.

Io non odio e tu?
Sì o no?

Inizio da questa domanda, spunto di riflessione di una conferenza organizzata qualche sera fa a Milano da Amnesty International, per riflettere insieme su quello che ognuno di noi può fare per provare ad arginare questo flusso d’odio che ci colpisce ogni giorno. Per provare a capire come sia possibile scegliere parole diverse, per provare a ricordare che dobbiamo assumerci la responsabilità di quello che pensiamo, facciamo, scriviamo e leggiamo ogni giorno dando voce a pensieri che scorrono veloci sulle tastiere dei nostri pc, tablet o smartphone.

Fermare i discorsi d’odio: possiamo farlo tutti i giorni suggerisce Amensty International che, a questo tema particolare, ha dedicato anche una task force nella quale attivisti e attiviste si impegnano per contrastare chi, quotidianamente, legittima comportamenti discriminatori, violenti e antisociali.
Un lavoro tanto complesso quanto prezioso che coinvolge temi caldi come la migrazione, l’islamofobia, le questioni di genere e LGBTI oppure le minoranze etniche e che cerca, attraverso l’intervento ponderato e consapevole sui social, di riportare il linguaggio a un livello civile utilizzando lo spazio diretto e informale dei commenti per promuovere l’informazione imparziale delle notizie sensibilizzando gli utenti del web ad avere un comportamento diverso perché, ricordarlo non è mai abbastanza, online non significa avere il diritto di poter fare, dire e scrivere ciò che si vuole, le regole del buon senso e del rispetto non dovrebbero mai venire meno e non dovremmo nemmeno distinguere tra virtuale o reale. Dovremmo ricordarlo e basta.

Credo che iniziative come questa siano l’espressione di un paese diverso, un paese che c’è, esiste e non si riconosce nella politica della paura, del disprezzo e dell’arroganza. Una politica tanto grave quanto deleteria perché giustificata da persone che dovrebbero essere di esempio per il paese che dicono di voler governare mentre lo utilizzano come teatro per portare in scena uno degli spettacoli peggiori.
Un paese civile che c’è, esiste e si mette in discussione e per questo merita supporto e sostegno perché è grazie a tutte queste persone, spesso silenziose, se le cose possono cambiare.
Ne scrivo perché ognuno di noi possa riflettere pensando a quello che può fare, perché prendere posizione oggi non è solo urgente ma è, soprattutto, un grande gesto di responsabilità civile di cui non si deve aver paura e di cui non ci si deve vergognare.

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