Famiglia

Fera, Preca Brummel e le altre: quando il sostegno è aziendale

Le imprese

di Redazione

Nessun intento promozionale, le aziende che si accostano al sostegno a distanza, come forma di solidarietà, fanno una concreta scelta valoriale. Con discrezione e con la consapevolezza che la donazione dovrà essere mantenuta oltre le annualità del bilancio. Alcune le attivano nel periodo natalizio, utilizzando il budget dei regali. «Il periodo minimo richiesto, per questo tipo di donazioni, è un anno», spiega Giancarla Pancione, di Save The Children, «ma abbiamo avuto aziende che hanno mantenuto anche 20 sostegni per tre anni consecutivi».
Le dinamiche sono le più diverse: in alcune imprese è il cda che approva e sostiene l’attivazione, in altre sono i dipendenti ad autotassarsi e organizzare raccolte fondi, in altre ancora c’è un concorso di iniziative. Quasi sempre non vogliono far apparire il proprio nome, anche se spesso si tratta di casi eclatanti, come quello di Sky, che ha ben 46 Sad attivi in Kenya su un progetto della Fondazione Aiutare i Bambini. «Si tratta di una collaborazione molto partecipata, da parte dell’azienda e dei suoi dipendenti. E per noi fondamentale nella stabilizzazione del progetto», spiega Lucia Pizzini, responsabile Sad per la Fondazione. Alcune realtà arrivano a “saldare” la donazione alla mission aziendale. Succede nel caso di Fera, giovane azienda che produce energie rinnovabili, soprattutto nel campo dell’eolico. Dal 2008 Fera si è legata a Coopi e attraverso il progetto “Un mulino adotta un bambino”, per ogni installazione di turbina viene aperto un nuovo Sad (in totale, fino ad ora, 12 sostegni in Etiopia per altrettante strutture attivate in Liguria e Abruzzo). «La vita di un parco eolico è a lungo termine, dunque c’è una vicinanza ideale con la vita di un bambino», spiega Lia Maranto, responsabile comunicazioni dell’azienda.
C’è chi poi, come Preca Brummel, di bambini si occupa tutto l’anno, nel campo dell’abbigliamento per l’infanzia. Dal 2005 la ditta di Carnago sostiene 50 piccoli di Haiti, attraverso i progetti della Fondazione Rava. «Li abbiamo attivati in occasione dei 50 anni dell’azienda. Per noi era un bel modo per celebrare questo compleanno, un impegno che si poneva al di fuori di qualsiasi iniziativa di marketing», commenta Vanessa Bignotti, responsabile della comunicazione. Quando Haiti, poi, è stata devastata dal terremoto, «per noi è stato un vero choc», prosegue, «siamo sempre aggiornati sulla situazione, grazie alla grande professionalità e concretezza della Fondazione. E disponibili a effettuare donazioni ulteriori in caso di emergenza, non solo in denaro ma anche utilizzando le nostre giacenze».


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