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Fenomeno azzardo: strategia o tattica?

Si è concluso con un grande successo, a Modena, il Festival Play: 34mila visitatori provenienti da tutta l'Italia per giocare e conoscere le novità del settore ludico. Nel cuore di questa importante rassegna dedicata al gioco si è parlato anche di ciò che gioco non è: l'azzardo. Con ospiti illustri dell'universo ludico e un vero seminario di approfondimento e lavoro

di Chiara Pracucci

“Modena diventa la capitale ludica d'Italia e tutta la città si mette in gioco” con queste le parole dell'assessore alla cultura Gianpietro Cavazza descrive l’evento “Play festival del gioco” alla nona edizione che si è svolto a Modena sabato 1 e domenica 2 Aprile. E’ considerata il festival del gioco più importante d’Italia e una stima parla che in questa ultima edizione abbiamo partecipato più di 34.000 persone. Nella “capitale ludica d’Italia” si è svolta una tavola rotonda moderata da Marco Iarlori blogger di Balena Ludens “Nati per giocare. Come prevenire l’azzardo divertendosi”, tre ore di interventi e partecipazione attiva in un tavolo di addetti ai lavori mossi dal comune obbiettivo di non confondere il gioco ludico con il gioco d’azzardo, per legittimare le qualità della passione e del “tempo buono” speso per essa, rispetto all’abbandono automatico e impersonale all’azzardo. In un primo momento è stato proposto un esercizio ludico interattivo a cura di Conungioco Onlus dove con immagini e stimoli ognuno poteva riconoscere le facce dei giocatori d’azzardo, il gioco d’azzardo e costruire la propria strategia e tattica per il contrasto al fenomeno azzardo nella sua accezione pericolosa e sofferente.

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Andrea Ligabue direttore artistico del Festival, nel suo discorso iniziale ha ricordato come il festival Play abbia sempre rifiutato come espositori, all’interno della fiera, attività che commerciano e vendono azzardo, nonostante le allettanti proposte economiche “a noi interessa l’abitudine al gioco che faccia usare la testa”. Pone una questione che incontra l’interessa di tutti: può esistere una correlazione tra abitudine ad un gioco ludico (quindi di abilità) e mancato eccessivo coinvolgimento in un gioco d’azzardo (quindi automatico e impersonale)? Questa proposta, in termini di prevenzione, pone tutti di fronte alla profonda analisi di come il gioco non d’azzardo abbia una potenza e degli elementi caratteristici che possono costruire una strategia di comprensione del gioco d’azzardo (per assonanze e dissonanze) tale da comprenderne i meccanismi e quindi prevenirne gli eccessi.

Edoardo Polidori, direttore del Sert di Forlì tratta il tema delle dipendenze patologiche, e si dichiara sin da subito un amante del gioco ludico. Sottolinea come l’azzardo abbia delle caratteristiche e dei meccanismi seducenti soprattutto per il segmento del nostro cervello più bisognoso di appagamento immediato (nucleus accumbens) particolarmente attivo negli adolescenti.

Ennio Peres, enigmista e scrittore porta un’interessante analisi del fenomeno contribuendo a capire come si possono prevenire i rischi dei giochi in denaro. Uno dei passaggi sui quali ha focalizzato l’attenzione è che “felicità e ricchezza non sono la stessa cosa” la storia ci racconta di giocatori che, dopo aver vinto grosse somme al gioco, si sono ritrovati in brevi periodi in uno stato economico precario ed uno stato emotivo carico di angoscia. È complicato riuscire a gestire una grande ricchezza, arrivata all’improvviso e non dovuta alle proprie capacità produttive o strategie e sacrifici di guadagno, a questi proposito Oscar Wilde affermava: «La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha».

Dario de Toffoli, fondatore di Studiogiochi e giornalista de il Fatto Quotidiano “Come il gioco sano può prevenire l’azzardopatia”. Profondo conoscitore e inventore di giochi (ludici) insiste su come sia la cultura del gioco a dover mutare e non pensare esclusivamente alla patologia ma alla qualità dei giochi che si praticano.

Chiudono Andrea Bosi Assessore alla cultura Comune di Modena, Valentina Ravaioli consigliere Regionale Emilia Romagna.

Ciò che colpisce è come il punto di vista della passione per il gioco ludico (che accumunava tutti gli interventi) cambi prospettiva anche all’azzardo. Nel gioco d’azzardo manca il bello del gioco, manca lo spirito e la passione, manca l’evoluzione ludica verso la comprensione del gioco che si sta facendo, mancano sia tattica che strategia per vincere e migliorarsi . Ci sono solamente l’automatismo e la solitudine, un gesto impersonale e le uniche strategie e tattiche che si immaginano per il gioco d’azzardo sono quelle di prevenzione e contrasto alle conseguenze negative di questa attività.

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