La Cena della Perdonanza è diventata la Cena delle Beffe, anzi delle Sberle. In senso figurato ovviamente. Perché come tutti ormai sanno essa è stata annullata, ufficialmente «per evitare strumentalizzazioni». Ma la Cena aquilana rischiava di essere imbarazzante, per la Santa Sede, anche senza la “fucilata” di Feltri a Boffo. Alcuni vescovi abruzzesi, già la sera precedente (il 27 agosto) avevano fatto sapere al cardinale Bertone che non avrebbero partecipato se il presidente del Consiglio avesse confermato la sua presenza. L’articolo de Il Giornale, il 28 agosto, è stato dunque solo il “goccione” che ha fatto travasare il vaso. A quel punto la già traballante tavolata con il premier non poteva che essere disdetta.
Erano stati proprio i malumori di una vasta area di vescovi e sacerdoti della Chiesa italiana, a obbligare Avvenire a prendere moderatamente posizione sulle note vicende del premier. Boffo – tutto tranne che un kamikaze antiberlusconiano – non poteva ignorare i sentimenti di una parte importante dei lettori del quotidiano cattolico. I quali già rimproveravano al giornale della Cei, di solito così intransigente con tutti sui temi morali, di usare due pesi e due misure. Altro il ruolo dell’Osservatore romano. Il giornale della Santa Sede, diretto da Gian Maria Vian, ha potuto mantenersi più distaccato, proprio per il suo ruolo “istituzionale”. Le due diverse linee erano sotto gli occhi di tutti: quella più interventista della Cei e quella più diplomatica della Segreteria di Stato. Esse riflettono la natura e le esigenze di due istituzioni che agiscono a livelli diversi. Vecchi dissapori e beghe infra-ecclesiastiche (Bertone-Ruini; Vian-Boffo) fanno il resto.
Se davvero Boffo avesse inclinazioni omosessuali sarebbe apprezzabile il fatto che i vertici della Chiesa italiana non abbiano ritenuto questa condizione di per sé incompatibile con il suo incarico. Apprezzabile, come espressione di indulgenza cristiana, ma poco plausibile. In ogni caso gli atti giudiziari finora pubblicati sul Boffo-privato nulla provano circa le sue preferenze sessuali. Certa è solo la condanna per molestie telefoniche a una giovane donna di Terni. La versione del direttore di Avvenire, che le chiamate erano state effettuate dal suo telefono ma da un’altra persona, non fu creduta dai magistrati.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.