Fra qualche giorno c’è l’assemblea nazionale di Federsolidarietà, la più importante organizzazione di rappresentanza politico sindacale della cooperazione sociale che fa parte di Confcooperative. E fra qualche settimana nascerà all’interno della stessa confederazione un nuovo soggetto di rappresentaza tutto dedicato ai soggetti della sanità. Sono curioso di capire quali sono le motivazioni alla base di questa scelta, in una fase in cui, un pò tutti, si insiste per la creazione di sistemi integrati di welfare e si identifica proprio tra sociale e sanitario uno dei principali punti di contatto. Sfoglio slide e documenti pubblicati nel blog che monitora lo start-up di Federsanità, ed emergono proprio elementi che vanno in questa direzione: “promuovere sinergie trasversali”, “filiera della salute”, “azione pubblica autonoma e sussidiaria”, ecc. Il top arriva con la dichiarazione di missione. Qualche stralcio: “creare una nuova rete delle cure territoriali (…) che incentivi un processo di reticolazione informale (…) tale che aumenti e migliori il livello il livello di coordinamento funzionale di ogni singolo membro della rete (…)”. E’ ancora un pò contorta, ma già in questa stesura calzerebbe a pennello per una cooperativa sociale che opera in ambito socio assistenziale. La domanda, forse un pò ingenua, sorge comunque spontanea: perché si fa? In un’epoca in cui persino la politica ha provato – seppur per poco – a integrare i tre pilastri del welfare – lavoro, sociale e sanitario – la cooperazione, o una parte importante di essa, va in direzione opposta. Appunto, chissà perché.
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