Welfare

Federsolidarietà apre un cantiere di confronto

Un confronto sugli obiettivi da condividere con i soggetti del privato sociale e con la Regione Emilia Romagna

di Redazione

Si apre oggi una stagione di dibattito utile a delineare un nuovo scenario per il welfare in Emilia Romagna, di fronte alla progressiva contrazione delle risorse pubbliche e all’aumento di una domanda sempre più diversificata ed esigente di servizi socio-sanitari. È con questo obiettivo che Federsolidarietà-Confcooperative Emilia Romagna (la Federazione regionale che riunisce 411 cooperative sociali, con 26.000 soci, 17.950 addetti ed un fatturato di 670 milioni di euro) ha organizzato il seminario di studi, teso ad aprire un confronto con la Regione Emilia Romagna e a ricercare convergenze con altri soggetti del terzo settore, dal titolo: Scenari di welfare e sussidiarietà in Emilia Romagna per il benessere della persona e della società.

“La domanda dei cittadini – ha esordito Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative Emilia Romagna –  non solo cresce, ma si modifica rapidamente ed imprevedibilmente anche in termini di tipologia, ponendo problematiche nuove che fanno prefigurare un cambiamento non scevro di incertezze, ma comunque legato ad un necessario ridisegno del modello di welfare, perché Confcooperative lavora per garantirne la tenuta e rilanciarne una prospettiva di reale sviluppo”.

“La cooperazione – ha detto Gardini – è un interlocutore fondamentale, grazie anche al suo forte legame con il territorio, e per questo vuole confrontarsi con gli altri soggetti del privato sociale (Terzo settore) e con l’istituzione regionale attraverso proposte e idee utili alla costruzione di processi condivisi che possano orientare il cambiamento”.

Federsolidarietà-Confcooperative Emilia Romagna intende la sussidiarietà come modello in cui le famiglie e le aggregazioni spontanee della comunità locale, tra cui la cooperazione, sono chiamate a dare risposta responsabilmente ai propri bisogni; dal canto loro, le istituzioni pubbliche debbono sostenere e incentivare questo modello, ma anche intervenire direttamente quando ciò non risultasse sufficiente.

Il ruolo della cooperazione deve essere quello di istituzione imprenditoriale e solidale della comunità locale che si apre alla partecipazione e al coinvolgimento di famiglie, volontari, finanziatori ed in generale di tutti i soggetti del territorio.

“Il nostro modello di welfare – ha aggiunto Gardini – vede in primo piano soggetti economici non profit valorizzati ed autonomi ed il sostegno a processi di autorganizzazione sociale e comunitaria”.

“La diminuzione delle risorse – ha sottolineato in seguito Gaetano De Vinco presidente Federsolidarietà Emilia Romagna – e il grande cambiamento che si prefigura per il welfare nella nostra regione, non deve far abbassare il livello della qualità sia riguardo ai gestori dei servizi (intesi come soggetti complessivi, quindi imprese), al fine di assicurare la necessaria continuità assistenziale, sia riguardo alla professionalità degli operatori”.

“Circa il tema dell’accreditamento – ha continuato De Vinco – insistiamo con convinzione sulla necessità di sostenere questo processo, ma nell’attuale fase di definizione dei contratti di servizi da parte della Regione Emilia Romagna esprimiamo un giudizio preoccupato e chiediamo che si possa procedere ad una verifica approfondita in tal senso”.

Sulla richiesta di confronto e di condivisione di obiettivi e prospettive, nonché di dibattito aperto e collaborativo che proviene da Confcooperative, era atteso il contributo di Teresa Marzocchi, Assessore alle Politiche Sociali dell’Emilia Romagna, che ha sottolineato “la necessità, in primo luogo, di partire dall’esperienza realizzata a livello regionale, che va valorizzata, per condividere con i soggetti interessati una visione comune che possa ‘ridefinire’ il ruolo del pubblico e del privato sociale”.

“In un periodo di crisi come l’attuale, il sociale – ha detto Marzocchi – si deve riformare puntando al bene comune con la partecipazione ed il contributo di chi ha esperienze sul campo, ed in tal senso mi aspetto dalla cooperazione che sia propositiva con una distintività che ne valorizzi il ruolo di interlocutore qualificato. Da parte nostra i punti fermi restano la qualità dei servizi sociali, legata alla sostenibilità, e la responsabilità soprattutto in una nuova gestione delle risorse che faciliti lo sviluppo”.

Il seminario si è aperto con le relazioni di Flavia Franzoni (“Il Welfare Locale e Comunitario”) e di Ivo Colozzi (“La Sussidiarietà nei Servizi alla Persona”) entrambi dell’Università di Bologna, a cui sono seguiti gli interventi di Pio Serritelli presidente FederazioneSanità Emilia Romagna, Mariannina Sciotti presidente FISM Emilia Romagna, Marco Masi della Compagnia delle Opere e Gianfranco Ragonesi vicepresidente Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna.

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