Politica

Federica Gasbarro: «Subito una legge sul clima»

Dai banchi di scuola, alle manifestazioni per il clima, passando per la rappresentanza dell’Italia ai tavoli internazionali sul cambiamento climatico, fino alla politica: è la traiettoria di Federica Gasbarro, la 27enne attivista italiana delegata allo Youth4Climate di Milano dello scorso anno di quello in programma a New York qualche giorno prima della elezioni del 25 settembre: «Al centro del mio impegno la legge per il clima e i giovani»

di Luca Cereda

Forbes l'ha inserita tra i 100 giovani italiani influenti e possibili leader in futuro. Per Federica Gasbarro, biologa e attivista per il clima, è scattata “da dentro” la voglia di passare dalla richieste alla politica, a provare a realizzarle entrando nell’area politica in prima persona: «Vengo da anni di piazze, di forum internazionali e di creazione di contenuti informativi sulla crisi climatica per sensibilizzare le decine di migliori di follwers sui social. Mi sono resa conto che mi sentivo spesso dire “brava” dalla classe politica, ma le proposte che portavo restavano lettera morta. “Chi fa da sé fa per tre” diceva mia nonna. Così ho pensato seriamente alla candidatura in politica. Da biologa, da attivista e pure da giovane che non si sentiva mai rappresentata».

Dall’attivismo alla politica, è preoccupata del “cambio di regole”?

No, perché le kermesse per il clima a cui ho partecipato, dalle Nazioni Unite all’appuntamento della Yout4climate di Milano, sono incontri di lavoro dove 400 ragazzi tra cui io, partendo dal tema critico del cambiamento climatico, hanno toccato una quantità di aspetti, dalle abitudini alimentari alla moda, ai comportamenti, tutto nell'ottica di un programma per una società più consapevole da sottoporre alla politica. È ora di fare politica per applicare le nostre proposte.

Federica Gasbarro, lei ha radici familiari in Abruzzo, scrigno di alcune delle ultime zone di wilderness d’Italia, lei ha cominciato col movimento Fridays for Future, ha rappresentato l’Italia all’Onu e ora è candidata all’Uninominale Camera 02 in Lombardia 2, al Plurinominale Camera Abruzzo e al Plurinominale Camera 03 in Lazio 1 per Impegno civico. Come vede il suo ruolo in questa campagna elettorale e come ha portato le sue competenze dentro il programma del suo partito?

Come tantissimi giovani non mi sono mai riconosciuta in pieno nelle istanze di un partito o di un movimento. Anche per questo ho scelto di candidarmi per Impegno Civico che è un movimento appena nato, dove siamo in tanti ad essere under35 tra i candidati e il nostro stesso leader – l’attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio – ha 36 anni.

Spesso nelle piazze hai detto «il futuro è di tutti». Quanto ha potuto mettere mano a livello di programma al tema ambientale portando le sue competenze e la sua esperienza anche in campo internazionale?

Dall’intero partito ho avuto “carta bianca sul tema” per creare la parte ambientale del programma. Mi sono confrontata con scienziati ed esperti del clima perché non volevo proporre voli pindarici.

Cos’ha in mente se dovesse arrivare in Parlamento?

Innanzitutto di realizzare una Legge sul clima che utilizzi, come metro di misurazione dell’inquinamento il parametro oggettivo delle emissioni di CO2. Il meccanismo che vorremmo introdurre premia con sgravi le aziende virtuose, e aumenta il carico fiscale su quelle che non puntano alla sostenibilità. L’altro elemento che deve rientrare nella Legge sul clima è il doveroso efficientamento energetico degli edifici, che i vari bonus per le case di questi anni non hanno ottenuto se non in minima parte, e pannelli solari: devono essere ovunque.

Anche sui tetti di borghi e centri storici?

Certo, esistono delle tegole apposta che sembrano cotto, ma sono di fatto un pannello solare. Si possono usare quelle anche in luoghi patrimonio Unesco o dall’alto valore storico e culturale.

L’Italia fino a 5 anni fa lavorava molto bene sulla transizione green della produzione energetica. Poi la frenata, che si paga soprattutto oggi con la crisi energetica in corso. Cos’è successo e come sbloccarlo?

Diventa chiaro il problema, e anche dove sta la soluzione, se le dico che ci sono voluti 14 anni per inaugurare il primo parco eolico nazionale, di cui 13 di burocrazia. Non tutti i passaggi burocratici sono inutili, anzi, ma troppi sono tossici. E a proposito di burocrazia, vorremmo contrastare il greenwashing, analizzando puntualmente le aziende che nei bilanci o nelle richieste per l’ottenimento di fondi pubblici, parlano di energia prodotta al 100% in modo sostenibile, e poi non è così e solo l’ultimo passaggio è green.

Per fare questo occorre anche una transizione di competenze

Bisogna lavorare sulla conversione lavorativa di chi opera nel campo dell’energia prodotta da fonti fossili, ma soprattutto occorre che la formazione fatta nelle scuole professionali ai giovani sia al passo con i tempi. Sento tanti coetanei che diplomati o laureati entrano in aziende che li devono ri-formare perché quanto hanno visto in laboratorio è una tecnologia superata da anni. Dobbiamo investire sui giovani.

Quasi tutti i principali leader di partito sono sbarcati in questi giorni su Tik Tok, social usato in prevalenza da persone under25, con l’intento di parlare ai “cosiddetti” giovani: lei che con i social ci lavora con i suoi contenuti sull’ambiente, come vede questa mossa e cosa chiedono davvero i ragazzi della sua generazione?

Credo che andare tu Tik Tok a 20 giorni dal voto non serva, anzi. Ma i ragazzi non sono interessati alla piattaforma social che usano i politici per comunicare, ma a come rendersi indipendenti. La maggior parte degli under30 sta ancora a casa con i genitori perché nonostante la laurea non han uno stipendio adeguato. Ecco perché credo fermamente nell’introduzione di un salario minimo per tutti, compresi i ragazzi che hanno iniziato a lavorare e oggi, spesso in nero, prendono 3 euro all’ora. Vogliamo non percepiscano una cifra inferiore ai 9 euro l’ora. Inoltre lo stipendio deve essere equo, perché oggi sempre di più passa l’idea, anche tra di noi ragazzi, che la laurea sia una formalità, un “foglio di carta” inutile. Ma dietro c’è l’investimento delle famiglie, non è possibile che quelli siano di fatto “anni persi”.

Per avere la propria indipendenza, oltre al tema del lavoro, c’è quello della casa

Esatto, i giovani puntano all’indipendenza, ma non riescono ad ottenerla. Mi voglio battere perché lo Stato garantisca mutui a tasso zero per i ragazzi ed elimini l’Iva e altre tasse sui mutui per i giovani, in modo da agevolarli nell’acquisto della prima casa. Credo sia giunto il momento di non parlare solo di giovani e ai giovani, ma bisogna costruire insieme a loro, a noi, opportunità.

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