Sostenibilità
Federconsumatori: aumento medio di 19 euro a famiglia
Nel 2009 le tariffe sono aumentate del 6,16%. Incremento però che varia da città a città
di Redazione
Nel 2009 una famiglia italiana ha pagato in media, per un consumo annuo di 200 m3 di acqua, 309,19 euro. Quest’anno, per lo stesso consumo, si pagheranno 19 euro in più. Un aumento del 6,16% che varia da città a città: a Forlì e Cesena si è registrato l’aumento maggiore, di circa 42 euro, mentre Lecco e Lodi non hanno registrato aumenti. Sono alcuni dei risultati dell’VIII indagine nazionale sulle tariffe del servizio idrico integrato, realizzata dal Centro Ricerca Economiche, Educazione e Formazione di Federconsumatori.
«L’aumento di 19 euro delle tariffe idriche che si è realizzato tra il 2009 e il 2010 lo avevamo già previsto con il nostro Osservatorio” ha sottolineato Rosario Trefiletti, Presidente di Federconsumatori, precisando che “quello idrico è un settore molto delicato che ha urgente bisogno di investimenti, poiché tutt’ora perde in media il 40% della risorsa, con picchi del 55% al Sud».
L’indagine, presentata oggi a Roma, disegna un quadro delle tariffe idriche applicate nel 2009 in 72 città capoluogo di provincia. E’ stata Milano la città con la bolletta dell’acqua più bassa (107,79 euro), mentre la città con la bolletta più alta è stata Firenze (447,23 euro). Firenze si conferma la città più cara anche nel 2010 con una bolletta di 478 euro e Milano, Lodi e Lecco restano le città in cui si paga di meno. Tra i dati dell’indagine ci sono, infatti, anche le tariffe applicate nel 2010 da 47 città: le altre non hanno fornito i dati rendendo difficile la trasparenza del servizio idrico. In 12 anni, dal 1998 al 2010, le tariffe idriche hanno subito un aumento dell’85%, pari a 150,8 euro. “Nello stesso periodo, anzi dal 1996, l’Rc auto è aumentata del 170% e questa è una cosa che ci fa indignare” ha detto Trefiletti.
Tornando all’acqua e all’evoluzione delle tariffe, l’indagine evidenzia come gli aumenti maggiori si siano registrati a partire dal 2003, da quando cioè c’è stato il varo più massiccio dei nuovi piani di ambito e tariffari con l’adozione del metodo normalizzato. Quest’ultimo permette, infatti, un incremento annuo del 5%, oltre l’inflazione annua programmata. Il metodo normalizzato dovrebbe essere rivisto ogni 5 anni, ma dalla sua approvazione nel 1996 non è stato mai rivisto. Una delle proposte di Federconsumatori è proprio quella di «un’urgente revisione del metodo normalizzato più aderente al principio di promozione della qualità del servizio reso e del risparmio della risorsa idrica, oltre che al miglioramento dell’efficienza gestionale e al contenimento delle tariffe».
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