Welfare

Feder: «La stretta sui piccoli spacciatori? Giusta la proposta del ministro Lamorgese»

La ministra dell'Interno ha annunciato una nuova norma studiata con il ministero della Giustizia per evitare che i pusher fermati almeno due volte dalle forze dell'ordine tornino immediatamente liberi. «Ha un valore culturale enorme, serve tornare a generare stigma sociale intorno alle sostanze», sottolinea lo psicologo della Casa del Giovane di Pavia

di Lorenzo Maria Alvaro

Arresto immediato, con custodia cautelare in carcere, anche per chi spaccia piccole quantità di sostanze stupefacenti. Obiettivo: punire chi viene fermato, rilasciato e riprende a spacciare poche ore dopo. È questa la proposta lanciata dalla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese per cui scatterebbe l'arresto immediato dopo il secondo fermo, quindi alla contestazione della recidiva. «È una proposta che guarda alla situazione per quello che è prova a invertire la rotta», commenta soddisfatto Simone Feder, psicologo della Casa del Giovane di Pavia.


Lei ha accolto positivamente la proposta. Perchè?
È doveroso farlo. Oggi anche e sopratutto i giovani si chiedono come sia possibile questa sorta di impunità. Lo scenario di oggi, in chi viene arrestato per spaccio è di nuovo in pista dopo 24 ore, demoralizza le persone e distrugge il senso di giustizia

Ne parla come se per i giovani di oggi sia normale frequentare pusher. È così?
Sì, gli studi che stiamo facendo ci dicono che i giovani sono immersi in questa cosa. L'89% degli studenti dichiara di conoscere persone che fanno uso di sostanze e uno su due sostiene di frequentare queste persone abitualmente. Un altro dato importante è che tantissimi studenti spacciano nelle scuole ma non fanno uso di stupefacenti.

Perché è un dato importante, cosa significa?
Significa che ci facciamo la domanda sbagliata. Continuiamo ad arrovellarci sul perché usano la droga e non perché ce l'hanno in tasca. Non stiamo guardando al tema vero: la droga oggi risponde al fascino del vendere, di fare soldi facili e di essere per questo popolari e apprezzati nella comunità dei pari

E come può, su questo, essere dirimente l'inasprimento delle norme che immagina il Governo?
Sopratutto culturale: l'impunità da un lato li conferma nella convinzione che sia una buona strada per guadagnare e costruirsi una reputazione nella propria comunità, dall'altro non viene percepito che la droga è un disvalore, non va bene ed è pericolosa.

Parla di sostanze e droga perché non si sta parlando di erba, marijuana e prodotti affini…
No, non si sta parlando di spinelli. Oggi addirittura abbiamo persone che non fumano le sigarette ma fumano stagnole di cocaina ed eroina. Oggi le droghe pesanti hanno costi minori di quelle leggere e spesso, in alcune situazioni, sono anche più facili da reperire. Vedi il Boschetto di Rogoredo

A proposito di Rogoredo, l'inasprimento delle pene può essere dirimente anche per scardinare queste situazioni limite?
Sicuramente. Non basta ma è importante. È importante, lo ripeto, nella misura in cui renda esplicito e chiaro che certe situazioni, certe strade e certi comportamenti sono sbagliati

Non basta perché?
Perché non fermerai mai questo circolo vizioso solo con una pena dura per chi vende. Bisogna essere coscienti che oggi moltissimi ragazzi comprano sostanze online facendosele recapitare a casa in pacchi anonimi. C'è bisogno di un lavoro culturale che crei lo stigma sociale come successe con l'eroina negli anni 80. Siamo difronte ad un disastro epocale, per la prima volta nella storia abbiamo le comunità piene di ragazzini di 15 e 16 anni.

Quindi la proposta Lamorgese è un primo passo per la costruzione di una nuova controcultura sulla droga?
Per forza, siamo in un'epoca in cui viviamo un'enorme operazione di branding delle sostanza attraverso la cannabis light. Negozi in cui si apparentano le sostanze a cose innocue come i lecca lecca e le tisane. Dobbiamo costruire insieme alla famiglie un nuovo spirito critico e poi anche i servizi sono chiamati ad un cambio di paradigma

Quale?
Oggi il nostro sistema aspetta che la persona con problemi vada a farsi aiutare. Ma se oggi questo disagio non è percepito come tale né dalla società, né dal mondo adulto e spesso neanche dai giovani è del tutto evidente che nessuno verrà mai per chiedere una mano. I servizi devono cominciare ad uscire dagli uffici e andare sulla strada a trovare queste persone. Per capirlo basterebbe pensare che tutti i ragazzini che abbiamo tirato fuori da Rogoredo negli ultimi mesi ci hanno spiegato che ciò che li ha spinti a farsi aiutare è stato il fatto che siamo andati lì da loro a stringergli la mano. Testualmente dichiarano che gli abbiamo dato un motivo per vivere. È un tema esistenziale. Hanno bisogno di essere presi semplicemente in considerazione.

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