Politica

Fecondazione assistita: sì a un confronto tra culture e valori diversi

Il commento di Livia Turco sulla laicità dello Stato ed i valori della persona.

di Livia Turco

L?esame della legge sulla fecondazione assistita è iniziato in aula senza che la commissione Affari sociali abbia avuto la possibilità di un confronto quale la densità etica della materia richiederebbe. Non sono chiare le ragioni di questa accelerazione che ha il sapore del diktat, del voler rinchiudere la materia nel recinto dello schieramento politico sottraendolo al confronto delle coscienze. Per quanto mi riguarda mi orienterò secondo alcuni principi e valori che intendo esplicitare.
1. Il rispetto pieno della laicità dello Stato. Se la legge non deve essere neutra essa non può essere la coscienza morale della persona.
2. I valori che penso debbano essere tutelati dallo Stato laico sono: la salute e il benessere delle persone; la coscienza del limite; la responsabilità primaria nei confronti dei figli che si generano.
3. Una legge sulla fecondazione assistita deve limitarsi ad affrontare i problemi legati alla tutela della salute riproduttiva. La complessità e il continuo adeguamento delle metodiche di fecondazione assistita suggerisce di non entrare nel merito delle singole tecniche. Credo sia più opportuno che una legge fissi poche regole chiare, in particolare a tutela dell?embrione umano. Senza però introdurre surrettiziamente temi pure importanti, ma estranei alla legge quali la capacità giuridica dell?embrione o i risvolti sulla ricerca scientifica. Starà ai protocolli definire limiti e procedure per garantire che la produzione di embrioni sia limitata al numero strettamente necessario.
4. Il desiderio di avere figli è positivo. Va sostenuto dalla collettività, ma va protetto da ogni forma di commercializzazione e di speculazione. Così come sono da escludere quelle tecniche, la clonazione umana in particolare, che determinano distorsione dei processi naturali.
5. Mettere al mondo un figlio non è solo la realizzazione di un desiderio, ma soprattutto un atto di responsabilità. Il principio del consenso informato è la condizione sulla quale poggia un secondo principio: l?impossibilità di venir meno a un impegno sottoscritto da ambedue le figure genitoriali.
I principi e i valori che ho enucleato sono ?di parte?? Non possono incontrare coscienze e culture diverse tra di loro? Essere la base per fare una buona legge? Dico ciò perché so che questi principi sono parte di un dibattito non improvvisato e che potrebbe essere la trama di una legge in cui tanti, con culture e storie diverse, possano riconoscersi.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.