Mondo

Fecondazione assistita, la Grecia verso il caos

L'assenza di controlli e i tagfli rischiano di far crescere i tassi di consanguineità e di incesti inconsapevoli. L'inchiesta

di Francesco Agresti

Grecia a rischio caos genetico. Nel paese ellenico la scure che si è abbattuta sulla spesa pubblica ha colpito anche l’Autorità di controllo sulla riproduzione assistita che è di fatto ferma dal 2010. Ad Atene nessuno è in grado dire quanti siano i bambini nati da una fecondazione assistita, né, peggio ancora, quanti bambini siano nati dallo stesso donatore di seme.  Il rischio è che senza nessuno che controlli il limite dei 10 bambini per ciascun donatore, previsto dalla legge greca sulla riproduzione assistita del 2002, sia largamente disatteso dalle banche del seme che investono tra i mille e i duemila euro per controllare lo stato di salute di ogni donatore e ottenendo in cambio poco meno di 200 euro per ogni campione di seme.

Va ha raggiunto ad Atene l’embriologo clinico Haris Cazlaris membro della soppressa Autorità di controllo sulla riproduzione assistita secondo cui «senza alcun controllo tra 10-15 anni potremmo avere anche 70 bambini nati da un solo donatore in un paese con 11 milioni di abitanti con un elevato rischio di consanguineità e incesti inconsapevoli». Un rischio che va gonfiandosi di giorno in giorno nel più totale disinteresse della politica e dell’opinione pubblica. Un rischio che potrebbe essere arginato riattivando i sistemi di controllo previsti dalla legge greca. Il costo? 480 mila euro l’anno.

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