Volontariato
Fazio: serve globalizzazione della solidariet
Citando il Papa, il governatore ha sottolineato come «nei sistemi economici non sia sconvolto l'ordine della priorita' del bene comune su quello privato».
”Accanto alla globalizzazione dei commerci e della finanza, va ricercata e promossa la globalizzazione della solidarieta”’. E’ il messaggio che il governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, ha lanciato al forum internazionale della Fondazione ‘Alcide De Gasperi’, ponendo l’attenzione sull’ operato di Giovanni Paolo II.
”Gli Stati moderni – ha aggiunto il numero uno di via Nazionale – sono il prodotto di lunghe guerre. Ora occorre porre mano, in un contesto di distensione, alla definizione di una nuova statualita’, alla promozione degli ordinamenti pubblici globali, per poter governare i processi della mondializzazione”.
Dopo aver fatto una disamina delle radici cristiane dell’ Europa e dell’opera di ricostruzione civile intrapresa dal pontefice nella sua opera di pellegrinaggio, Fazio ha detto che ”considerare le radici cristiane come fondanti la vita di un continente non significa esporsi a unilateralismo e integralismo. Quelle radici sono cariche di valori comuni per il credente e per il non credente. Costituiscono la nostra stessa civilta”’.
Parlando del magistero di Giovanni Paolo II, il governatore ha messo in evidenza ”una concatenazione stretta tra i valori della vita, della giustizia, della pace, del lavoro. Il lavoro – ha aggiunto – e’ visto come un diritto naturale della persona”. E sempre citando le parole del Papa, Fazio ha sottolineato come ”tutti debbano operare perche’ nei sistemi economici in cui operiamo non sia sconvolto l’ordine fondamentale della priorita’ del lavoro sul capitale, del bene comune su quello privato”.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.