Welfare

Fazio: «in Italia mancano 500 pediatri»

Il ministro risponde a un'interrogazione di Daniela Melchiorre

di Sara De Carli

In Italia mancano pediatri. O meglio, replica il ministro Ferruccio Fazio, sono distribuiti male. Fattostà che anche l’Autorità antitrust, il 19 novembre 2009, ha indirizzato al Ministero una segnalazione che invitava a ripensare le modalità di calcolo del rapporto ottimale per l’individuazione del numero dei pediatri di base attivi in un dato ambito territoriale, rispetto al numero dei bambini effettivamente assistiti dai pediatri di base. Oggi infatti in molte parti d’Italia un pediatra può assistere un numero di bambini superiore rispetto a quanto previsto a livello nazionale (massimo 800), con il risultato di penalizzare gli assistiti e di ridurre la qualità dei servizi medici prestati. A Milano si arriva a 1400 bambini serviti da un unico pediatra, cioè in sostanza manca un pediatra su tre. Numeri simili anche in Piemonte.

L’onorevole Daniela Melchiorre ieri ha rivolto un’interrogazione al ministro Fazio per sapere quali iniziative o provvedimenti intenda adottare.

Fazio, replicando che la materia è concorrente con le regioni, ha ammesso che il fabbisogno annuo di specialisti di pediatria è in  costante aumento e, ad esempio, è passato da 204 unità dell’anno accademico 2005-2006 a 212 per l’anno accademico in corso. E che dall’ultimo studio effettuato dal Ministro, nel 2003, «il numero ideale di pediatri è stato stimato in 14.842 unità di cui circa 9 mila riferiti ai pediatri di libera scelta e 6 mila a pediatri ospedalieri a fronte dei 14.300 effettivamente impegnati nei due settori. Quindi il fabbisogno è di 14.800 e quelli impegnati sono 14.300. Da queste valutazioni emergerebbe – sottolineo, emergerebbe – che al momento attuale si registra un sostanziale equilibrio a livello nazionale».

Perché usa il condizionale? Perché in realtà, dice Fazio, il problema è la distribuzione territoriale e qauindi «questo Ministero intende sviluppare iniziative finalizzate ad incoraggiare la mobilità dei medici pediatri a vantaggio delle regioni che hanno maggiori carenze di organico. Infatti questo è il problema».

Ma la vera soluzione, per Fazio, è un’altra: «noi stiamo incrementando una definizione nuova dell’assetto organizzativo delle cure primarie e in particolare un processo di aggregazione. Quindi, parliamo di associazionismo di pediatri di libera scelta, medici di medicina generale e specialisti. Nell’ambito di questo, potrà anche trovare una soluzione la problematica correttamente posta dagli onorevoli interroganti».

È vero quindi l’allarme lanciato dal CIPe (leggi qui)? I bambini saranno curati dai medici di base?


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