Politica

Fauttilli: Ridiamo al non profit un ruolo da protagonista

Intervista a Federico Fauttilli, capolista alla Camera nel Lazio con Scelta civica per Monti. "E' anche ora di un servizio civile universale, e di rendere stabile il 5 per mille", dichiara l'ex capo dell'Unsc

di Daniele Biella

“È vero, il governo tecnico guidato da Mario Monti ha lasciato un po’ troppo da parte il non profit. Ora bisogna rimetterlo al centro, perché il suo ruolo è fondamentale nel processo di crescita e sviluppo del Paese”. Non mettereste mai in bocca a un ‘montiano’ queste parole? Invece le ha pronunciate a Vita.it Federico Fauttilli, capolista nel collegio Lazio 2 (per la Camera) per Scelta civica con Monti. Una sana autocritica per un candidato sui generis, che nei suoi 64 anni di vita è stato consigliere regionale Acli (“vi sono entrato a 18 anni, ero nel coordinamento nazionale dei Giovani aclisti”, spiega), politico per la Democrazia cristiana e il Partito popolare fino al 2000, poi funzionario ministeriale fino alla recente carica di capo dell’Unsc, Ufficio nazionale del servizio civile, dal momento dell’insediarsi del governo Monti fino all’autunno scorso.

È d’accordo, quindi, che al non profit spetta un ruolo più protagonista nel prossimo governo. Ha letto la piattaforma delle associazioni ‘Cambiare l’Italia’?
Sì, e condivido soprattutto tre dei sei verbi in cui è declinata tale proposta: ‘Educare’ lo collego subito al servizio civile, che ho conosciuto a fondo nel mio anno da responsabile dell’Unsc e che ora più che mai ritengo fondamentale per tutti i giovani. Bisogna rafforzare il Scn, Servizio civile nazionale, è il fulcro di un buon impegno sociale e uno degli strumenti più importanti di coinvolgimento giovanile. Per questo mi impegnerò perché diventi universale, ovvero un’esperienza che possa fare qualsiasi giovane lo desideri.

Quali sono gli altri due verbi della piattaforma che vede come prioritari?
‘Donare’, innanzitutto. Lo collego subito al 5 per mille, che deve diventare stabile e che deve vedere risolta la questione del tetto di 400 milioni di euro. Inoltre, sono d’accordo nel giudicare insoddisfacente il limite massimo di 70mila euro per la deducibilità delle donazioni: tale cifra va alzata di molto. Poi ritengo importante il verbo ‘Lavorare’, partendo dalla riforma del lavoro promossa dal governo attuale, però rafforzandola in vari punti, compresi quelli che possono riguardare il Terzo settore, che va tenuto, lo ribadisco, nella dovuta considerazione, come avvenuto nel decreto per le start up, che tra l’altro sono un ottimo strumento per far nascere nuove esperienze produttive.

Dopo anni di assenza dalla scena politica, come vede l’ambiente intorno a sé e il clima elettorale?
Il rifiuto e l’indignazione sono molto diffusi, tanta gente non ne può più di un certo modo di fare politica. Il mio impegno con la lista Monti, così come lo è quello dell’attuale premier, è nell’ottica di dare un segno di cambiamento rispetto al recente passato. Una delle prime battaglie sarà la modifica della legge elettorale.

Perché tornare alla politica, pur in posizione di rilievo, a 64 anni?
Perché sono un nonno, così come lo è Monti. Ovvero persone che hanno a cuore quello che accadrà ai propri figli e ai nipoti. Senza ipocrisie: per me è stato come un ‘richiamo della foresta’, mi sento un traghettatore, che quando avrà finito il proprio compito lascerà spazio a persone necessariamente più giovani.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.