Famiglia

Fattore famiglia, una rivoluzione che non cambia nulla

In Lombardia è partita la sperimentazione di un nuovo indicatore per calcolare la compartecipazione alla spesa di servizi come gli asili o l'assistenza domiciliare. Riguarda quasi 400mila cittadini. Che però, in realtà, continueranno a pagare in base al vecchio Isee

di Sara De Carli

Quindici Comuni, per un totale di 398.823 cittadini. Sono quelli che dal 1 luglio, in Lombardia, stanno sperimentando il “Fattore Famiglia”. Ovvero un nuovo indicatore per “pesare” il reddito famigliare e definire la quota di compartecipazione ai costi dei vari servizi sociali e sociosanitari, facendo particolare attenzione alla presenza di figli, persone con disabilità, anziani non autosufficienti, carichi di cura. Ma anche alla perdita temporanea del reddito, come in cassa integrazione. I quindici Comuni – uno per ogni Asl, grandi come Monza (quasi 123mila abitanti) e piccoli come Anzano del Parco (solo 1.759), di pianura e di montagna – lo sperimenteranno per un anno. Con uno stanziamento di 1,5 milioni di euro.

«L’introduzione del Fattore Famiglia sarà sicuramente un vantaggio per le famiglie, infatti questo provvedimento garantisce una migliore lettura del reddito familiare», spiega Giulio Boscagli, assessore alla famiglia, conciliazione, integrazione e solidarietà sociale della Regione Lombardia. «Inoltre il Fattore Famiglia valuta il reddito “in tempo reale”, non facendo esclusivo riferimento alla dichiarazione dei redditi dell’anno precedente. Una cosa che, in un momento difficile come questo, può non essere attuale».
La sperimentazione, che in un certo senso prosegue e dilata la prima esperienza nata in Italia su questo tema, quella del Quoziente Parma, ha infatti il plauso del Forum delle Associazioni Famigliari. «La Lombardia ha utilizzato proprio il modello proposto dal Forum», dice Francesco Belletti, il presidente. «E il fatto che i Comuni che si erano detti disponibili alla sperimentazione fossero molti più dei quindici selezionati è indicativo della necessità di mettere mano all’Isee».

A titolo informativo
All’Isee in realtà ci sta mettendo mano anche il Governo, con un decreto atteso a giorni. Belletti critica la bozza presentata: «il Governo sta lavorando su scale, criteri e pesi che faranno dell’Isee una misura assistenziale di contrasto alla povertà». E comunque, vista la tempistica, c’è un conflitto in vista? No, dice Boscagli. «La legge regionale della Lombardia che ha introdotto il Fattore Famiglia Lombardo non è stata impugnata dal governo e quindi ha tutti i titoli della costituzionalità e può essere applicata immediatamente. Noi iniziamo la sperimentazione, come richiesto dal Consiglio Regionale: siamo ben consapevoli del percorso di riforma dell’Isee a livello nazionale, ma abbiamo anche esperienza di quanto sia complesso il processo legislativo e per questo abbiamo scelto di anticipare la sperimentazione del nostro modello. È chiaro che valuteremo con grande attenzione il nuovo Isee quando sarà finalmente varato e la sua compatibilità con il Fattore Famiglia. Disponibili evidentemente ad ogni possibile coordinamento e aggiustamento». Nei fatti però, se si va nel dettaglio, si scopre che «la compartecipazione avverrà ancora sulla base dell’Isee» e che la sperimentazione consisterà semplicemente nel dare ai cittadini che chiederanno ai Caf il loro Isee «anche il nuovo valore del reddito misurato dal Fattore Famiglia, per ora a semplice titolo informativo». Questa operazione, dice l’assessore, «consentirà di avere nel giro di qualche mese una serie di dati sulle modificazioni dei redditi che consentiranno di applicare definitivamente il nuovo metodo dopo le necessarie verifiche e confronti con i comuni e l’associazionismo».

La voce dei Comuni
I Comuni in realtà un po’ preoccupati lo sono.  Intanto sul campo ci dicono che «la sperimentazione “dovrebbe” partire a luglio, ma ad oggi attendiamo ancora indicazioni precise», spiega Nadia Valli, vicesindaco con delega ai servizi sociali di Palazzolo sull’Oglio, membro di una giunta neoeletta alla guida di un paesone di quasi 20mila abitanti. Altre dimensioni, ma stessa situazione a San Donato Milanese, quasi 33mila abitanti: «al momento i dettagli tecnici non sono ancora stati definit. Dobbiamo confrontarci con la Regione per delineare il piano di lavoro che renderà operativo il Fattore Famiglia», dice Andrea Checchi, il sindaco,  anch'esso eletto a maggio.

Qui i cittadini hanno grandi aspettative: «L’annuncio dell’inclusione di San Donato nell’elenco dei Comuni campione ha creato una grande attesa, soprattutto da parte di quelle famiglie che rientrano nell’ambito delle fragilità sociali. Realtà che, purtroppo, per via della crisi è in costante aumento», racconta il sindaco. Al contrario a Palazzolo sull'Oglio la popolazione «finora ha mostrato scarso interesse, anche perché il Comune, in attesa di precisi dati, non ha potuto ad oggi attivare la necessaria informazione. L’interesse espresso è stato prioritariamente quello della stampa», spiega Valli.

Il Fattore Famiglia dovrebbe essere a costo zero, nel senso che si tratta di una rimodulazione più equa dei contributi chiesti alle famiglie, ma il timore di un aggravio di spesa per il Comune sotto sotto c’è. Secondo Checchi «per alleggerire i carichi contributivi dei nuclei familiari più deboli è prevedibile che il Comune dovrà reperire maggiori mezzi finanziari. Tale scelta è contemplata nel nostro piano di solidarietà civica: offrire sostegno alle persone in difficoltà perseguendo equità, economicità e qualità dei servizi». Valli invece dice: «speriamo che il carico di spesa non aumenti, anche in considerazione dell’attuale complessità della situazione sociale. Ogni sperimentazione, come tale, ha bisogno di essere attentamente vagliata perché l’impianto possa essere eventualmente riconsiderato. Ci aspettiamo che il FFL sia un aiuto reale e non solo “dichiarato” per le famiglie lombarde, dato che le famiglie sono due volte coinvolte nel FFL: come reddito rimodulato secondo i nuovi parametri del FFL ma anche come soggetti che, attraverso il pagamento delle tasse, permettono al sistema socio-sanitario lombardo di offrire servizi adeguati a tutta la popolazione».
 


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