Il progetto pilota, realizzato un anno fa a Brescia, è stato un successo: 28 partecipanti di 17 nazionalità diverse che per mesi hanno studiato e visitato chiese, palazzi e monumenti della città. «C’erano il pakistano, l’ucraino, il senegalese. Venivano da tutto il mondo e all’inizio eravamo un po’ preoccupati che potessero nascere dei problemi di comprensione. Preoccupazione superflua: quando si parla di cultura, di arte, di cose belle, la lingua è fin secondaria», commenta Giosi Conte Archetti, presidente dell’associazione Amici del Fai e ideatrice del corso di formazione per mediatori artistico-culturali che dopo l’esperimento bresciano viene ora riproposto in collaborazione con il Fai-Fondo Ambiente Italiano a Milano, Varese e nel distretto della Valcamonica.
Grazie al contributo di Fondazione Cariplo, che ha finanziato il progetto con 50mila euro, da febbraio partono infatti altri tre corsi gratuiti rivolti a cittadini di origine straniera per diffondere tra i migranti la conoscenza del nostro patrimonio artistico. «L’idea è partita da lontano», racconta Archetti. «A Brescia, durante le Giornate del Fai, tra i numerosissimi visitatori avevo notato anche alcuni stranieri che si avvicinavano un po’ intimiditi. Uno di loro mi aveva detto che era stato il suo insegnante di italiano a consigliargli di partecipare, per fare esercizio e conoscere meglio la città. Da lì è scattata l’intuizione di coinvolgere anche gli stranieri trovando persone che potessero accompagnarli parlando nella loro lingua. Siamo partiti da piazza Garibaldi, che i migranti chiamavano la “piazza del cavallo” perché non sapevano nulla dell’Eroe dei Due Mondi, e continuato così, in vari angoli della città cercando di spiegare un po’ di storia e di cultura del luogo in cui sono capitati a vivere. Per creare legami, radici. Perché siamo convinti che non si può amare quello che non si conosce». Anche per i tre corsi che si terranno dal 21 febbraio al 12 giugno la formula sarà la stessa. Otto lezioni teoriche seguite da altrettante visite guidate sul territorio. «Ogni corso è gratuito e aperto a 30 persone nelle tre sedi in cui viene attivato», spiega Raffaella Rogora, responsabile operativa del progetto. «Miriamo a stimolare la partecipazione attiva di persone che abbiano contatti stretti con le rispettive comunità di provenienza e che poi diventeranno dei “promotori di cultura” in grado di accompagnare i propri connazionali a visite guidate che condurranno loro stessi. Un modo bello e divertente per costruire un ponte tra culture».
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