Economia

Fate pure, ma il sociale non c’entra

Alessandro Azzi, presidente delle Bcc, guarda con preoccupazione a quanto sta avvenendo nel mondo coop.

di Giuseppe Frangi

Dall?alto dei 3.500 sportelli del sistema delle banche cooperative, Alessandro Azzi guarda senza affanni ma con preoccupazione a quanto sta avvenendo nel mondo coop. Azzi, presidente al quinto mandato di Federcasse, pensa che l?operazione Unipol faccia piazza pulita di tanti equivoci scoprendo come la finanza prevalga sulle logiche sociali. Ma teme le ricadute che potranno esserci per tutti.

Vita: Secondo il presidente di Coop Adriatica e azionista di Unipol, Stefanini, finalmente la cooperazione sale in serie A. Lei che ne dice?
Alessandro Azzi: Bisogna capire chi stende le classifiche e con che criterio. In primo luogo non sapevo che ci fossero classifiche di questo tipo e quindi non sono in grado di dire in che serie giocasse l?economia solidale. In secondo luogo mi chiedo se quella di cui si sta parlando sia ancora economia solidale. Ho dei dubbi in proposito.

Vita: Quali dubbi?
Azzi: Innanzitutto Unipol non è una cooperativa, ma una società per azioni quotata in Borsa. In secondo luogo la finanziarizzazione dell?economia non mi piace e non mi pare che abbia molto a che spartire con la solidarietà. E dato che qui si tratta di un?operazione finanziaria, la solidarietà per me non c?entra più.

Vita: Ma se fosse un?operazione che aiuta il mondo della cooperazione a crescere?
Azzi: In questo contesto i mass media tendono a enfatizzare quello che potrebbe accadere trascurando quello che già esiste. Leggevo che Consorte si pone l?obiettivo ambizioso di portare Bnl-Unipol a mille sportelli e nessuno ricorda che le banche di credito cooperativo ne hanno più di 3.500.

Vita: Secondo Consorte in questo modo il sistema cooperativo ha finalmente un polmone finanziario all?altezza?
Azzi: Le persone sono interessate ad avere un sistema di banche che siano interlocutori di fiducia, meritevoli di fiducia, in grado di fare un percorso di accompagnamento. Non credo che i cambiamenti di proprietà siano la risposta che il piccolo e medio imprenditore, o la cooperativa o la famiglia si attendono. Oltretutto Bnl si caratterizza per essere un banca a maglie molto larghe, di volumi molto concentrati e se vorrà essere riconvertita dovrà sviluppare un percorso non breve e non facile. E qui invece le esigenze sono sul breve?

Vita: Effetto della crisi?
Azzi: Anche. Ieri, insieme ai presidenti delle Bcc bresciane abbiamo stipulato un accordo con il presidente della Provincia, i sindacati e i curatori di tre aziende in crisi per un?anticipazione degli stipendi, senza costi di alcun tipo, per tutti i 400 lavoratori messi in cassa integrazione. Tutto questo nella ricca Brescia, che evidentemente non è solo quella di Gnutti. Ma anche quella dove c?è tanta gente che fa fatica a trovare credito nel sistema bancario.

Vita: Mi sembra di vedere due concezioni profondamente diverse..
Azzi: Sì, e credo che la gente le colga queste differenze. Noi nel 2004 abbiamo avuto una crescita esponenziale in termini di raccolta e di impieghi. La relazione della Banca d?Italia di quest?anno ci ha detto che per la prima volta dal dopoguerra i conti correnti degli italiani sono diminuiti, del 4%. La riduzione è poi dell?8% per i grandi gruppi bancari. è la dimostrazione che la crisi c?è, perché la gente fa fatica a sopportare il costo di un conto. E il sistema non sa rispondere a questa difficoltà.

Vita: E nemmeno Consorte, domani?
Azzi: Attenzione, io non dico che queste operazioni non si debbano fare. M?inquieto solo quando sento parlare di solidarietà a proposito di queste operazioni. Sono operazioni finanziarie che hanno una loro logica. Quella, per esempio, di avere una banca governata in Italia invece che dall?estero e che magari potrà rispondere meglio alle esigenze della nostra economia. Però che c?entra la solidarietà? Tutto quello che sta accadendo almeno rende più difficile mantenere certi equivoci. Chi non era particolarmente attratto dalla mutualità e dalla coesione sociale li praticherà sempre meno. Questo è lecito ma non è bene.

Vita: Il bene qual è?
Azzi: Per esempio credo che il Paese oggi non abbia bisogno degli immobiliaristi o dei raider, ma di chi crei posti di lavoro.

Vita: Quanto gioca la politica in tutto questo?
Azzi: Mi sembra sia assente. Quello che sta accadendo è frutto di una cultura che si è andata creando in questi anni.

Vita: Teme ricadute legislative per il mondo cooperativo, dopo che la holding di Legacoop si è resa protagonista di questa clamorosa operazione finanziaria?
Azzi: La normativa fiscale delle cooperative è sempre in discussione. Quindi il rischio c?è sempre, a prescindere dall?evento di questi giorni. Ovviamente, in conseguenza di questo evento, il rischio oggi è maggiore.

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