Non profit

Fate parlare noi mamme di bimbi disabili

Chi può o deve decidere se una vita é degna di essere vissuta?

di Riccardo Bonacina

Gentile direttore, sono la mamma di una ragazza in condizioni di disabilità gravissima,mia figlia non è attaccata ad alcuna macchina per il momento, ed è alimentata oralmente con cibo frullato dato le grave problematiche di deglutizione, non parla ma mi sorride quando sta bene e per me, per noi stretto nucleo familiare quel sorriso dà molto di più di tutte le ricchezze di questo mondo, l?attività cognitiva è molto compromessa e i suoi occhi parlano per lei, è insomma una neonata di 32 anni, ma è una persona con i diritti di tutti i cittadini. Non posso accettare di sentire parlare di tante creature come lei come se fossero oggetti deteriorati da eliminare, per ?umanità? si dice, ma forse, mi permetta il dubbio, anche perché quando le risorse economiche sono scarse si ?devono privilegiare ? i malati che più hanno possibilità di recupero e quindi di produttività. Come genitore di una persona con disabilità gravissima e come essere umano sono allibita, sconcertata e preoccupata di quanto sta succedendo in America: l?approvazione di leggi che permettono di interrompere la vita è già discutibile quando si tratta di interrompere le cure ma in questo caso si parla di far morire di fame una persona, con molteplici limitazioni certo, ma pur sempre un essere umano. In questo caso particolare non trattandosi neppure di eutanasia, si interrompe l?alimentazione (!) facendo morire di fame Terri, sarà una lenta agonia, è un omicidio legalizzato. Ma siete a conoscenza delle sofferenze dell?agonia che deve affrontare Terri per lasciare questa vita? Chi può o deve decidere se una vita è degna di essere vissuta? Sta dilagando la cultura della morte, certo forse è la soluzione migliore, più comoda, ma per chi? Non per le persone come Terri che non possono esprimere la propria volontà. Non riesco a pensarlo come atto d?amore, il mio atto d?amore lo alimento ogni giorno quando mi appresto a svegliare la mia ?bimba? di 32 anni a darle da mangiare, a curarla e assisterla come se fosse una principessa, mai potrei pensare di eliminare volontariamente il soffio della vita che è in lei, forse perché sono mamma? Chi meglio di genitori come me potrebbe testimoniare che oltre alle difficoltà che nessuno vuole nascondere vi è anche una grande lezione di vita che tutti abbiamo imparato dai nostri figli. Eppure, tranne voi, nessuno ci dà parola. Marina Cometto, Torino Carissima Maria, grazie per la sua stupenda lettera che spero leggano tutti i lettori di Vita.


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