Politica

Fascista ex cathedra

di Riccardo Bonacina

Com’è noto, oggi, il presidente della Camera Fini, in un passaggio del suo intervento alla conferenza organizzata a Montecitorio nel 70esimo anniversario delle leggi antiebraiche e razziste se n’è uscito con questa considerazione: «L’ideologia fascista non spiega da sola l’infamia delle leggi razziali. C’è da chiedersi perché la società italiana si sia adeguata nel suo insieme alla legislazione antiebraica e perché, salvo talune luminose eccezioni, non siano state registrate manifestazioni particolari di resistenza. Nemmeno, mi duole dirlo da parte della Chiesa cattolica».

Ora Gianfranco Fini, che iniziò la sua carriera politica nel Fronte della gioventù, organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano, ha detto una grave corbelleria, ancor più grave vista la sua storia politica. Comunque a questo fascista ex cathedra è utile dare qualche nozione per un ripassino di una storia che evidentemente si è rifiutato di approfondire prefendo gesti e dichiarazioni degne di un politico che vuole rifarsi una verginità sparandole grosse, sul fascismo, almeno una volta l’anno.  Ora, senza voler ricordare a Fini cosa significo la rete delle parrocchie e dei diplomatici vaticani per la salvezza degli ebrei italiani, ci soffermiamo sulla voce più autorevole della Chisa di quegli anni, quella di Pio XI.

Nello Ajello, editorialista laico  di La Repubblica, ha ricordato più volte che una delle poche figure a prendere posizione netta e decisa contro la visione razzista imposta dal fascismo fu quella di papa Pio XI.
Pio XI, in un discorso agli studenti di Propaganda Fide nel giugno del 1937, attaccò con forza l’indirizzo filo-tedesco adottato dal regime in campo razziale. La stessa severità il pontefice avrebbe mostrato il 6 settembre del ‘38 – quasi in extremis: sarebbe morto il 10 febbraio successivo – sostenne di fronte a un gruppo di pellegrini belgi «che l’antisemitismo è inammissibile e che spiritualmente siamo tutti semiti perché discendenti da Abramo, nostro padre nella fede». Una dicharazione ripresa e trasmessa anche da Radio Vaticana.
Testimonianza della sua posizione ci viene anche dalle sue conversazioni private con mons.Tardini nell’ottobre del ‘38 in relazione con le leggi razziali, che considerava una infamia. In tali conversazioni private dice che “si vergogna di essere italiano”, vedendo queste leggi contro gli ebrei. Afferma anche che le stesse leggi sono “vergognose per l’Italia”. Alla vigilia del Natale 1938, Pio XI riceveva il collegio cardinalizio per gli auguri. Da mesi stava lavorando ad un enciclica ormai quasi definita che, dopo la «Mit Brennender Sorge» del marzo 1937 sul carattere radicalmente anticristiano del nazismo, avrebbe rimarcato con più forza l’unità del genere umano condannando il razzismo e l’antisemitismo. Non solo quello del Reich, ma anche quello delle leggi contro gli ebrei di Mussolini. Ma altre «tristezze amare» emergevano nelle parole del papa denunciante, davanti ad un uditorio autorevole, «le vere e molteplici vessazioni, molto numerose e in parecchi luoghi, contro l’Azione cattolica sino alla manomissione di diverse sedi e dei loro archivi… Dall’alto devono partire larghi – o piuttosto occulti – gesti di permissione e di incoraggiamento perché quelle vessazioni non cessino nei diversi luoghi da un capo all’altro della penisola». Posizione già espressa nel 1931, di fronte allo scioglimento dei circoli giovanili cattolici e di nuovo sul tema dell’educazione, il papa aveva reagito con forza («Accettiamo la persecuzione, mai lo scioglimento») con l’enciclica «Non abbiamo bisogno». Come sottolinea un altro storico laico, Matteo Luigi Napolitano Napolitano, nel periodo considerato sono molti gli elementi che provano come tra la Santa Sede e le dittature ci fossero ripetuti e aspri contrasti.
Tornando alle accuse, un poco frivole come è frivolo il personaggio Fini, è importante vedere che cosa accadde dopo il decreto-legge del 10 novembre 1938, che varò le leggi razziali. Gli archivi vaticani come è noto conservano le note di protesta della Santa Sede contro queste leggi: la prima è del 13 novembre 1938, la seconda del 22 successivo. Ad esse il Governo italiano rispose con una nota del 29 novembre, cui il Vaticano replicò con altra nota del 14 dicembre. Il bilancio di questi scambi e dei rapporti tra il Vaticano e l’Italia sta tutto nelle parole di Eugenio Pacelli riguardo alle leggi razziali fasciste: “Mussolini pensi bene a quello che fa: deve sapere che sono molti gli Italiani, anche in alto, malcontenti di Mussolini. È un vulnus al Concordato: il Santo Padre non si presterà in nessun modo”.
Due anni fa fu anche ripubblicata una lettera che Papa Pio XI   inviò il 5 novembre 1938 a Vittorio Emanuele III, re d’Italia, per impedire la promulgazione delle leggi razziali varate da Benito Mussolini contro gli ebrei. Nel tentativo di impedire la pubblicazione delle leggi razziali, la Santa Sede aveva tentato una mediazione tramite il padre gesuita Pietro Tacchi Venturi e il sottosegretario al ministero degli Interni, Guido Buffarini-Guidi.
Fallita la mediazione il 4 novembre 1938, Pio XI scrisse al Duce, Benito Mussolini, dal quale non ottenne alcuna risposta.
Il 5 novembre, quindi, il Pontefice scrisse una lettera direttamente al re, Vittorio Emanuele III, protestando perché la legge “per la tutela della razza ariana” comprendeva norme in aperto contrasto con il Concordato stipulato l’11 febbraio del 1929 tra Santa Sede e Regno d’Italia. Nella lettera, Pio XI lamentava anche che Mussolini non avesse preso in considerazione il punto di vista della Santa Sede.

NB 1. Di fronte alle vivaci prese di posizione non solo dal mondo cattolico contro le sue parole Fini è tornato sul tema ribadendo il concetto. “Ho espresso un convincimento, direi quasi banale, non pensavo che potesse determinare delle polemiche politiche. Io mi riferivo al 1938…” Appunto. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.

NB 2. Il presidente della Camera ha confermato le parole pronunciate martedì mattina, a proposito del comportamento della Chiesa nei confronti delle leggi razziali del 1938 in occasione della presentazione del libro di Renato Venditti “La cricca” (appunto), con lui c’era Veltroni, così  è stata raccolta una dichiarazione anche del segretario del PD che ha detto: «Quello che penso coincide con cio’ che ha detto Fini. La sua dichiarazione è una verità storica palmare». Veltroni, ma perchè sei così scemo?

NB 3. Le Leggi Razziali furono emanate in Italia tra il 5 Settembre 1938 e il 29 Giugno 1939, che ricalcano essenzialmente quelle promulgate in Germania. Il primo documento ufficiale da cui sono poi scaturite le suddette Leggi Razziali, è il Manifesto sulla purezza della razza pubblicato il 14 Luglio 1938 a cui è allegata la lista delle personalità che vi aderirono tanto perché fe ne facciate un’idea. Leggi qui

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