Sostenibilità

Farmer’s market,la spesa a misura d’uomo

dal vivo

di Redazione

Quella del chilometro zero è una scommessa. Vincente. In tempi in cui la globalizzazione delle merci ha raggiunto i massimi storici e i portafogli di gran parte della popolazione mondiale non sono mai stati così vuoti, in Italia c’è chi osa invertire la rotta e punta su qualità e produzione locale. Roba da pochi matti? Se la pensate così è perché non avete mai avuto l’occasione di entrare in un farmer’s market, il mercato del contadino. In Italia, solo negli ultimi tre anni, ne sono nati una cinquantina. E che il boom era solo agli inizi se n’è accorto anche il precedente governo: un decreto legislativo in vigore dal primo gennaio 2008, infatti, ne incentiva l’apertura di nuovi, con l’obiettivo di arrivare a 100 entro la fine del 2008 e a otto volte tanto (!) a fine 2010.

A misura d’uomo
Per tastare con mano quella che sembra essere la nuova frontiera degli stili di vita sostenibili, Vita è andata direttamente sul campo e ha passato un sabato mattina di maggio nel farmer’s market della provincia di Lecco, che ha sede a Osnago ed è stato uno dei primi ad aprire i battenti, nel 2005. Che si tratti di un luogo speciale lo si capisce dal primo incontro: un gruppetto di bambini che scorrazza libero all’interno dell’area del mercato (situata al coperto in uno dei padiglioni della fiera cittadina) con i genitori in paziente attesa davanti al bancone della verdura. «Qui i rapporti umani vengono prima di tutto», anticipa la domanda Maria Biffi, titolare dell’omonima azienda agricola con sede a Galbiate. È dietro uno dei 13 banconi del farmer’s market, quello di formaggi e salami nostrani. Al momento ha un attimo di tregua e può introdurci alle dinamiche del mercato. «Qui le persone vogliono prima conoscerti, poi comprano i prodotti. Li colpisce la genuinità e il fatto che vengano davvero dai campi e dalla stalle qui attorno», continua la signora Biffi, «infatti siamo tutti produttori diretti, la filiera è corta, senza intermediari: tutte le mie vacche, ad esempio, hanno un nome». Qualità garantita, quindi. Ma i prezzi? «Non si possono paragonare ai discount, ma sulla base del rapporto qualità-costo ci difendiamo bene. Un esempio, il taleggio da noi lo trovi a 10 euro al chilo, al supermercato è almeno a 13», precisa, prima di lasciarti, indicando la coda che nel frattempo si è formata.
Le sue parole trovano conferma pressoché per ogni prodotto, dalla verdura alla frutta, persino alla carne: per alcuni prodotti il risparmio arriva al 30%, come nel caso di braciole, costine e salami dell’azienda agricola Dell’Adda di Brivio. «La strada che fa il prodotto finito è poca e quindi lo è la spesa per il carburante, inoltre passa pochi frigoriferi, con un risparmio energetico e una freschezza notevoli», motiva Ernesto Besana, direttore tecnico dell’azienda agricola, il cui bancone è preso d’assalto per tutto il tempo della nostra visita, con le cinque persone al lavoro che non abbandonano un attimo i coltelli. «Succede sempre così, fino a quando, a una certa ora, quasi tutti i prodotti finiscono», rivela Besana, «anzi, a quest’ora filetto e altri pezzi scelti sono già finiti da tempo». L’orologio segna le 11 e 20. E un rifornimento non si può fare? «Troppo costoso, e poi non sarebbe sostenibile per un’azienda a conduzione familiare come la nostra».
È una lieta sorpresa scoprire che il guadagno, anche nell’operosa Brianza, non è tutto. «Di certo una priorità dei produttori del mercato è fare profitto, per alcuni come noi il farmer’s market è l’unico momento di vendita diretta», continua Besana, «ma senza perdere di vista le relazioni umane». Relazioni che, all’inizio, ha dovuto tessere Corrado Toscani, direttore del Consorzio agricolo Terre alte, composto dai 13 produttori (si vende pesce di lago, carni, frutta e verdura, latte e derivati, vino, miele e fiori) del mercato di Osnago. «Non è stato facile partire, soprattutto all’inizio quando non erano molti i produttori disposti a rischiare», racconta, «solo dopo qualche tempo, con il passaparola e il continuo aumento di clienti, si è arrivati a regime, il che oggi significa almeno 20mila euro di fatturato totale ogni sabato e un flusso medio di 600 persone».

Promossi a pieni voti
E i clienti? «Soddisfattissimi», dice l’anziana signora seduta su una sedia in attesa del suo turno al bancone della frutta, l’unico prodotto non totalmente locale («Da noi crescono mele, kiwi e poco altro, il resto arriva comunque da produttori che conosciamo per bene», spiega il direttore del Consorzio).Ogni anno è previsto un momento di valutazione: «Nei 152 questionari pervenuti nel 2007, il 98% ci ha dato il voto massimo», riprende Toscani. «Prima la gente veniva per “spendere poco”, ma ora se ne va con i sacchetti pieni», sorride. Qualcosa da migliorare? «I tempi di attesa per essere serviti, a volte un po’ lunghi». Ci si guarda attorno. Effettivamente, le code ci sono. Ma di sbuffi o brontolii, neanche l’ombra. «Quando entri qui, il bancone e le casse affollate del supermercato sono solo un brutto ricordo», dice il 18enne Alain Corti, figlio del titolare dell’azienda Leccolatte, «per questo vengo volentieri a dare una mano: mi piace il rapporto umano».
www.farmersmarket.it


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA