Quella del chilometro zero è una scommessa. Vincente. In tempi in cui la globalizzazione delle merci ha raggiunto i massimi storici e i portafogli di gran parte della popolazione mondiale non sono mai stati così vuoti, in Italia c’è chi osa invertire la rotta e punta su qualità e produzione locale. Roba da pochi matti? Se la pensate così è perché non avete mai avuto l’occasione di entrare in un farmer’s market, il mercato del contadino. In Italia, solo negli ultimi tre anni, ne sono nati una cinquantina. E che il boom era solo agli inizi se n’è accorto anche il precedente governo: un decreto legislativo in vigore dal primo gennaio 2008, infatti, ne incentiva l’apertura di nuovi, con l’obiettivo di arrivare a 100 entro la fine del 2008 e a otto volte tanto (!) a fine 2010.
Le sue parole trovano conferma pressoché per ogni prodotto, dalla verdura alla frutta, persino alla carne: per alcuni prodotti il risparmio arriva al 30%, come nel caso di braciole, costine e salami dell’azienda agricola Dell’Adda di Brivio. «La strada che fa il prodotto finito è poca e quindi lo è la spesa per il carburante, inoltre passa pochi frigoriferi, con un risparmio energetico e una freschezza notevoli», motiva Ernesto Besana, direttore tecnico dell’azienda agricola, il cui bancone è preso d’assalto per tutto il tempo della nostra visita, con le cinque persone al lavoro che non abbandonano un attimo i coltelli. «Succede sempre così, fino a quando, a una certa ora, quasi tutti i prodotti finiscono», rivela Besana, «anzi, a quest’ora filetto e altri pezzi scelti sono già finiti da tempo». L’orologio segna le 11 e 20. E un rifornimento non si può fare? «Troppo costoso, e poi non sarebbe sostenibile per un’azienda a conduzione familiare come la nostra».
È una lieta sorpresa scoprire che il guadagno, anche nell’operosa Brianza, non è tutto. «Di certo una priorità dei produttori del mercato è fare profitto, per alcuni come noi il farmer’s market è l’unico momento di vendita diretta», continua Besana, «ma senza perdere di vista le relazioni umane». Relazioni che, all’inizio, ha dovuto tessere Corrado Toscani, direttore del Consorzio agricolo Terre alte, composto dai 13 produttori (si vende pesce di lago, carni, frutta e verdura, latte e derivati, vino, miele e fiori) del mercato di Osnago. «Non è stato facile partire, soprattutto all’inizio quando non erano molti i produttori disposti a rischiare», racconta, «solo dopo qualche tempo, con il passaparola e il continuo aumento di clienti, si è arrivati a regime, il che oggi significa almeno 20mila euro di fatturato totale ogni sabato e un flusso medio di 600 persone».
www.farmersmarket.it
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