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Farmacisti, camici d’oro

Sono 16mila i titolari di farmacia. Le loro licenze vanno in eredità ai figli. E chi vuole entrare nel mercato trova le porte bloccate. Ma ora è nato un movimento...

di Ida Cappiello

Federfarma si è schierata contro l?Antitrust nel dibattito sulla liberalizzazione dei prezzi dei medicinali da banco: pensa al mercato, hanno detto, ma noi pensiamo alla salute dei cittadini. Però è giusto chiarire un equivoco. Federfarma non rappresenta tutti i farmacisti italiani, ma solo i 16mila titolari di farmacia, che è una cosa molto diversa. Per essere precisi, in Italia lavorano oggi 33mila farmacisti non titolari, laureati e iscritti all?albo, che quasi certamente, con le leggi attuali, non avranno mai l?opportunità di mettersi in proprio. Resteranno eterni ?collaboratori?, a mille euro al mese, quando una farmacia ha un giro d?affari in media di 150mila euro al mese. Questo esercito di camici bianchi si batte da almeno dieci anni per cambiare le leggi che in Italia ingessano la distribuzione delle medicine in un regime chiuso alla concorrenza, indicato a più riprese dall?Antitrust come una delle cause principali del caro farmaci. La loro organizzazione si chiama Movimento nazionale liberi farmacisti. Il presidente, Vincenzo Devito, spiega: «In Italia, chi non ha la fortuna di essere figlio o parente stretto di un titolare è condannato a essere dipendente, una cosa che non succede in nessun?altra professione. La distribuzione sul territorio delle farmacie è regolamentata per legge, con la conseguenza che nei comuni sino a 7.500 abitanti, ovvero l?80% di tutti i comuni italiani, ce ne può essere una sola». Primo elemento di monopolio. Il secondo è la necessità di un concorso pubblico per ottenere le pochissime licenze disponibili (in Italia non ci sono state nuove aperture per dieci anni e solo nel 2004 è stato fatto qualche concorso): i meccanismi di selezione privilegiano nettamente chi è già titolare, o direttore di farmacia, penalizzando i giovani laureati anche se brillantissimi. Una farmacia si può comprare da un titolare, è un?obiezione lecita. Anche loro invecchiano? Ebbene, qui si inserisce il terzo elemento monopolistico, forse il più incredibile, spiega Devito. «Caso unico in Europa, in Italia la nostra professione si esercita in base a una convenzione con lo Stato, che si può lasciare in eredità al coniuge, ai figli e persino ai fratelli. In queste condizioni nessuno venderebbe un?attività così redditizia». Che cosa propone il Movimento liberi farmacisti per rompere l?oligopolio? L?introduzione di una nuova tipologia di farmacia, di libero accesso ma non convenzionata, ovvero autorizzata a vendere solo i medicinali da banco, oggetto del dibattito sui prezzi. L?idea è contenuta in una proposta di legge, in attesa alla Commissione Sanità del Senato. «è su questo terreno che siamo pronti al confronto concorrenziale: su farmaci dove ormai il camice bianco non esercita nessun ruolo di consulente e gode solo delle rendite da prezzo», conclude Devito. «Siamo invece sfavorevoli alla vendita al supermercato. La conseguenza sarebbe il passaggio da un monopolio al duopolio: farmacisti e grande distribuzione. Si metterebbero di nuovo d?accordo».


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