Cultura

Farmaci: un’industria poco trasparente

Studi clinici con risultati diversi: se chi lo fa e' un ente non profit o un'azienda a scopo di lucro

di Giulio Leben

Gli apologeti dell’imprenditoria non ci vorranno credere. Per loro sarà forse una stranezza della scienza o più semplicemente un complotto. Sta di fatto che gli studi clinici in campo cardiovascolare – i cui risultati sono stati pubblicati fra il 2000 e il 2005 – hanno dato maggiori risultati positivi quando sono stati condotti presso enti con scopo di lucro che non quando sono stati svolti presso enti non profit.

È questo il risultato di uno studio condotto da Paul M. Ridker, del Brigham and Women’s Hospital, e da Jose Torres, della Harvard Medical School di Boston, e pubblicato sul numero 19 del 17 maggio di JAMA (“Journal of the American Medical Association“), che conferma precedenti ricerche randomizzate sulle pubblicazioni avvenute fra il 1990 e il 2000.

I due ricercatori hanno analizzato i risultati di 324 test clinici cardiovascolari pubblicati su ?JAMA?, ?The Lancet? e ?New England Journal of Medicine?.

Nei test condotti da enti non profit, il tasso di quelli favorevoli ai nuovi trattamenti era del 49%, e il 51% non rilevava differenze significative.

Fra quelli condotti da enti con fini di lucro, a dare risultato positivo per i nuovi trattamenti era il 67,2% mentre solo il 32,8% non indicava differenze rilevanti.

Il risultato dello studio ripropone vecchie questioni e preoccupazioni di carattere etico sulla progettazione delle ricerche, tuttavia secondo gli autori va tenuto presente che almeno parte della discrepanza sembra derivare dalla differenza fra i tipi di end point che prevalgono nei due tipi di struttura, da una parte quelli puramente clinici, dall?altra quelli strumentali, quali per esempio ecografia intravascolare, biomarker plasmatici, e altre misurazioni funzionali che in genere danno risultati maggiormente positivi (67%) rispetto agli altri (51,4%).

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