Cultura

Farmaci: lettera aperta al ministro

A scriverla il Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva e il Coordinamento associazioni malati cronici

di Carmen Morrone

In merito all?incontro tra il Ministro Sirchia e le Aziende farmaceutiche, in programma per questo pomeriggio, il segretario nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, Stefano Inglese, e il presidente del Coordinamento Nazionale delle Associazioni dei malati Cronici (CNAMC), Franco Tempesta, hanno inviato questa mattina una lettera aperta al Ministro, di cui riportiamo di seguito alcuni stralci.
“Le azioni di contenimento della spesa farmaceutica pubblica hanno avuto successo, con una riduzione del 3,5% della spesa pubblica lorda e del 7,1% della spesa pubblica netta per i primi nove mesi del 2003. Le stime per l?intero arco dello scorso anno parlano di una riduzione complessiva del 9,3% della spesa farmaceutica pubblica;non altrettanto si può dire della spesa privata dei cittadini, cresciuta del 24,3%, che ha fatto registrare aumenti su tutti i fronti. Si pensi all?acquisto di farmaci rimborsati dal Ssn, che a causa del costo in alcuni casi identico al ticket corrispondente è cresciuto del 37,7%; allo spostamento di alcuni farmaci, precedentemente in classe B1 e B2, in classe C, alla reintroduzione dei ticket in 11 Regioni, con una spesa complessiva per i cittadini di 641 milioni di euro.

La beffa più grande e insopportabile ha riguardato i farmaci spostati dalla classe A o dalle vecchie classe B1 e B2 alla C. Questi farmaci, prima totalmente o parzialmente gratuiti, hanno fatto registrare nel corso del 2003 aumenti consistenti dei prezzi, attraverso i quali le aziende produttrici hanno compensato quel 7% di riduzione forzosa del prezzo imposta dai provvedimenti governativi dell?aprile 2002 e del gennaio 2003. Il livello complessivo di copertura pubblica ha fatto segnare un calo vistoso, dal 68% del 2002 al 60,8% del 2003, quello per la spesa per farmaci etici dal 77,8% al 70,7%, quello per la spesa per farmaci rimborsabili dal 93,4% all?87,7%;

Nonostante da qualche parte si cerchi di ridimensionare la questione, ci sembra evidente che il problema dell?incremento del prezzo dei farmaci di classe C esiste e non può essere negato. E non ha molto senso tentare di smentirne la rilevanza spalmando i notevoli incrementi di prezzo di alcune confezioni (dal +5,5% del Muscoril al +5,9% del Lexotan, dal + 8,7% della Aspirina C effervescente al + 12% del Maaolox plus, dal +18% della Novalgina al +41,9% del Gentalyn crema, dal 135,55% del Diazepam al +195,24% del Fluimucil fiale, solo per citare alcuni esempi) su tutto il listino. E? evidente che il paniere da tenere sotto controllo è quello che comprende i farmaci più prescritti e che fanno registrare i dati di vendita più significativi. Così come non si possono proporre compensazioni tra quanto registrato, sul fronte dei prezzi, dai farmaci di classe A e da quelli di classe C, perché ciò equivarrebbe a scaricare l?onere dei risparmi per la spesa farmaceutica pubblica, per intero, sulle spalle dei cittadini.

Ci sembra che l?esperienza metta a nostra disposizione alcuni correttivi per evitare il ripetersi di situazioni intollerabili:

1. l?incremento esponenziale del prezzo di farmaci spostati dalla classe A alla C. Il cittadino, in questi casi, si trova a dover pagare in tempi stretti farmaci prima totalmente gratuiti, e per di più a subire un prezzo notevolmente più elevato di quello corrisposto, sino a qualche giorno prima, dal Servizio sanitario pubblico;

2. l?esistenza di prezzi molto diversi per modalità di somministrazione differenti dello stesso farmaco (compresse, piuttosto che fiale intramuscolo, creme ecc.), in relazione alla maggiore o minore vendita al pubblico;

3. prezzi significativamente diversi per lo stesso principio attivo, distribuito con nomi commerciali vari.

Ci sembra, infine, che si debba incentivare ulteriormente il ricorso ai farmaci generici, attraverso l?incremento delle molecole ?genericabili? e la riduzione dei tempi burocratici di autorizzazione alla produzione di farmaci generici a partire da molecole scadute di brevetto.

Manifestiamo, inoltre, il nostro disappunto per la mancata consultazione delle organizzazioni di tutela della salute e dei consumatori su questioni così delicate. Queste organizzazioni raccolgono, quotidianamente, le segnalazioni dei cittadini ed hanno contribuito a far emergere il problema, grazie alla conoscenza approfondita di un tema che non può essere considerato materia esclusiva di trattativa tra Governo e Aziende. Ci sembra si tratti di un arretramento, visto che in passato, anche di recente, non è stato così: basti pensare alle consultazioni svolte dal Ministero in occasione del rinnovo del prontuario farmeceutico nazionale. Tutto ciò non lascia ben sperare, peraltro, in vista del varo delle nuova Agenzia del Farmaco.

Infine, ma non in ordine di importanza, ci pare si possa concludere che si può discutere delle possibili soluzioni da mettere a punto (codice di autoregolamentazione da parte delle Aziende, protocollo di intesa tra Aziende, Ministero e organizzazioni di tutela, o altro), ma non della necessità di individuare misure credibili e in tempi brevi. L?impatto del rincaro dei prezzi dei farmaci di classe C, accanto ai ticket, ai lunghi tempi di attesa per alcune prestazioni di diagnostica, specialistica e per alcuni interventi chirurgici programmati, all?assistenza a domicilio carente o assente, alla riabilitazione difficile, alle dimissioni forzate per anziani e cronici, contribuisce a mettere in discussione, ogni giorno di più, il rapporto di fiducia tra cittadini e servizio sanitario pubblico, che sembra arretrare gradualmente, scaricando oneri sulle spalle delle famiglie. Quando parliamo di privatizzazione strisciante o di lenta erosione delle garanzie offerte dal servizio pubblico, facciamo riferimento proprio a questo genere di situazioni?.

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