Salute

Farmaci generici, nuovi spiragli

Il Messico apre le porte agli anti-retrovirali senza marchio. E la Spagna dona all’Onu 10,2 milioni di euro. La cronaca della prima giornata della conferenza internazionale di Città del Messico

di Riccardo Bianchi

Non sono mancate le sorprese durante la cerimonia di apertura della 17° conferenza internazionale sull’Aids di Città del Messico. Domenica 3 agosto, davanti a una platea di 22.000 esperti e numerosi giornalisti, il presidente messicano, Felipe Calderon, ha annunciato che il suo paese aprirà gradualmente le porte ai farmaci anti-retrovirali generici, mentre la vicepresidente spagnola, Maria Teresa Fernandez de la Vega, ha affermato che la Spagna donerà 10,2 milioni di euro all’agenzia delle Nazioni Unite per la lotta all’Aids.

Una 12enne sieropositiva colpisce la platea: «Aiutateci a realizzare i nostri sogni»

Due notizie che sono arrivate proprio dopo il toccante intervento di Karen Dunaway Gonzales, la giovane honduregna sieropositiva di 12 anni, che ha chiesto «a nome dei 33 milioni di malati di Hiv» ai governi di assicurare l’accesso alle medicine, il cui costo è spesso impossibile da sostenere per molti stati poveri.

«Molti di noi vogliono diventare medici e insegnanti» ha affermato Karen «Io vorrei cantare, ma realizzare questi sogni non sarà possibile se le medicine non sono garantite, se non ci accettano nelle scuole, se non ci lasciano crescere senza violenza e discriminazione».

Nei paesi americani nuovi programmi di prevenzione, senza citare l’astinenza
Oltre all’annuncio del Messico, che prima della conferenza aveva già minacciato le case farmaceutiche di aprire il paese ai farmaci generici, come poi ha fatto, se non avessero rivisto il prezzo dei propri prodotti e a quello di Madrid, che diventa così la sesta donatrice mondiale per il fondo contro l’Hiv, è da notare l’accordo firmato il 1° agosto da 26 paesi su 34 del Centro e Sud America. Gli stati hanno approvato una dichiarazione in cui si sostiene la necessità di inserire la salute sessuale nei programmi di educazione per l’infanzia.

Il documento è stato osteggiato da alcune nazioni, come Giamaica e Belize, i quali volevano che fosse menzionata l’astinenza tra i metodi di prevenzione. Temendo che ciò avrebbe permesso loro di citarla come unico comportamento nei propri corsi e opuscoli informativi, la richiesta è stata respinta. Nel foglio si parla anche di rispetto di tutti gli orientamenti sessuali, un passo notevole, visto che alcuni di questi stati considerano l’omosessualità una malattia.

Allarme di Msf: tra i poveri scarseggiano medici e infermieri
Intanto Medici Senza Frontiere ha lanciato un allarme sanità: mancano operatori nei paesi più colpiti dall’epidemia. Secondo l’organizzazione un infermiere in Africa può ritrovarsi con 400 pazienti da supervisionare e uno stipendio di soli 3 dollari al giorno. Msf ha invitato i paesi donatori a non sostenere soltanto l’acquisto dei farmaci, i cui soldi vanno a finire nelle casse delle aziende farmaceutiche occidentali, ma anche gli stipendi di medici e infermieri. Questo eviterebbe la fuga dei cervelli verso le nazioni ricche.

Un richiamo a Europa e Stati Uniti è arrivato da Pedro Cahn, presidente della società internazionale dell’Aids, che organizza la conferenza. Cahn ha ricordato come nel 2006 i leader mondiali promisero che il 2010 sarebbe stato l’anno dell’accesso universale alla prevenzione e al trattamento per tutti i malati; «Non mantenere questi impegni» ha affermato «avrà un impatto su milioni di vite e non possiamo permetterci che ciò accada».

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