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Farmaci alle ong? Siamo disponibili

Il direttore di Farmindustria, Ivan Cavicchi, risponde a un'inchiesta di Vita sugli scarsi rapporti tra non profit e imprese. "Associazioni, contatteci, vi sorprenderemo".

di Carlotta Jesi

L?industria italiana snobba i volontari, incurante sia del loro lavoro che del loro valore di mercato: circa 5 mila miliardi l?anno. Nel numero del 26 maggio lo avevamo scritto a chiare lettere, anzi, a cifre a sei zeri, sperando che, seguendo i buoni esempi europei e americani, anche l?industria italiana desse un segno. Idealismi da ventesimo secolo? Ingenuità di chi crede che basti un articolo per cambiare il mondo? Può darsi: intanto, però, un segno è arrivato.
Facendo squillare i telefoni in redazione proprio mentre Giuliano Amato allungava la lista delle sue gaffe dichiarando alla società civile italiana, riunita al gran completo per il IV Forum Internazionale sul Debito, che per risolvere il problema dell?accesso ai farmaci nei Paesi poveri oggi basta Internet, il direttore generale di Farmindustria Ivan Cavicchi ha dichiarato: «Non è vero: per noi il Terzo settore ha un grande valore».
Vita: Tanto da offrirgli sconti permanenti sui medicinali che porta nei Paesi in via di sviluppo come accade nel resto d?Europa e non solo donazioni ?spot??
Ivan Cavicchi: Perché no? Quando vendiamo i farmaci agli ospedali pubblici applichiamo il 50% di sconto. Nessuno vieta di fare una cosa analoga per dei soggetti non profit che, chiaramente per distribuzioni di un certo peso, anche a noi garantiscano un utilizzo tempestivo e corretto di quanto viene spedito nel Sud del mondo o nelle zone di guerra. Al riguardo oggi abbiamo molti problemi.
Vita: Di che genere?
Cavicchi: Non sempre i medicinali donati a un governo per curare patologie specifiche vengono usati come indicato; a volte finiscono sul mercato nero oppure a marcire sotto il sole dell?Africa perché non ci sono le strutture o la volontà di stivarli.
Vita: Attività in cui il Terzo settore potrebbe aiutarvi. Ma perché se industria e società civile hanno bisogno una dell?altra e non siete contrari a prezzi speciali per le ong e associazioni, siamo ancora a questo punto?
Cavicchi: Innanzitutto perché non abbiamo mai ricevuto una richiesta formale di questo tipo. E poi perché le cose non sono proprio così semplici: le aziende farmaceutiche hanno tutto l?interesse ad allargare il mercato, ma bisogna tenere conto che per il 70% si tratta di grandi multinazionali che non possono avviare progetti di cooperazione in autonomia dal resto dell?azienda. Immaginarsi Farmindustria come un grande supermercato che può vendere farmaci scontati alle ong è sbagliato: noi raccogliamo 265 aziende che rappresentano la quasi totalità del fatturato nazionale farmaceutico, ma non gestiamo prodotti. Quello che si può fare è promuovere degli schemi che siano le singole aziende a gestire e spingere perché la solidarietà non si fermi all?invio di farmaci gratuiti, come già facciamo in molte occasioni, o a sconti per il Terzo settore.
Vita: Cos?altro propone?
Cavicchi: Nei Paesi in via di sviluppo bisogna portare il know how su come usare le medicine: medici ed esperti capaci di montare laboratori per controllarne la qualità, soprattutto di quelle che girano sul mercato nero o di quelle scadute. Per evitare problemi di questo genere in Italia abbiamo creato Assinde, un?associazione non profit cui aderiscono 130 aziende farmaceutiche, che dal 1980 ha ritirato dal mercato e distrutto 132 milioni di farmaci scaduti. Solo nel 1999 abbiamo smaltito 600 tonnellate di questi medicinali: circa 7 milioni di pezzi. Un servizio ai cittadini di cui siamo orgogliosi e che mi fa venire in mente una proposta: una quota dei farmaci in scadenza, ovviamente coi dovuti controlli e precauzioni, potrebbero essere destinati a chi ha bisogno al posto che essere distrutti, prima che non siano più buoni.
Vita: Porte aperte al Terzo settore, insomma?
Cavicchi: Certo, lo facciamo già. L?etica, e in particolar modo il diritto alle cure sono scritti nel nostro statuto e da sempre messi in pratica. Ultimo esempio: la firma di un contratto tra Farmindustria e le associazioni delle malattie rare per combattere insieme affinché anche in Italia si abbia un Orphan Drug Act come in America.
Chi è interessato, ci contatti.

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