Il profumo del pane è forse la cosa che più ci riporta all’infanzia, e non c’è cosa più deprimente che il pane insapore, che per farlo così male, credo, ci si deve impegnare. Hanno cercato di omologarlo, il pane, ma mi risulta che le aziende di grandi numeri e pagnotte non stiano vivendo un bel momento. Vive una nuova era, invece, la panetteria che sforna il pane come una volta. Ho in mente un racconto di Fabio Cavallari, autore con Gloria Riva del bellissimo libro Mendicanti di Bellezza, che parla del gesto del fornaio che ogni giorno faceva il pane per le famiglie. Su ogni sacchetto un nome, e per certi adulti andare a comprare il pane rappresentava una ritualità che aveva quei profumi. Oggi tutto questo è diventato una rarità, anche se a Varigotti la panetteria Cassina, che sforna una focaccia straordinaria, ci regala per l’estate il piacere di questo rito. Quest’anno, s’è letto sui giornali, l’elettrodomestico più venduto è stato la macchina per farsi il pane in casa. E io, che sto scrivendo il terzo libro per la famiglia (Adesso) sono andato dal miglior panettiere d’Italia, al secolo Eugenio Pol che nella sua Fobello, in Val Mastellone (Val Sesia) sforna pani unici, utilizzando una madre che ha vent’anni e che lui rigenera in continuazione come una cosa viva. Vulaiga – questo il soprannome di Eugenio, che significa gli spiritelli della cenere che volano nel vento – ci ha dato dei consigli aurei. Poi, suggestionato da un molino famigliare che macina ancora i grani a pietra, mi sono deciso con mia moglie a comprare anch’io la macchinetta per il pane. Certo, coi consigli di Vulaiga verrà un pane eccezionale, ma già le prime prove mi hanno dato una fragranza che non mi aspettavo e che m’ha fatto dire: «Ma che pane ho mangiato finora?».
La macchina per fare il pane comporta un investimento di 150 euro circa. E una pagnotta basta per cinque persone. In tempi di crisi è una bella soluzione, ma è soprattutto la manualità che diventa gusto che si afferma, accanto all’orto, al fare la pasta in casa, al ritrovato amore per le cose che non mutano.
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