Famiglia

Fare il pane in casa non è un’utopia. Seguitemi e imparate

A tavola con Gino Girolomoni.

di Gino Girolomoni

L?esperienza più importante della mia vita è l?aver vissuto l?epopea antichissima della vita contadina. In quel mondo, in ogni casa, ogni settimana, si compiva un rito: fare il pane. Allora le donne impastavano la farina con il fermento e dopo aver fatto le forme, prima di coprirle, col coltello facevano una croce. Dopo due-tre ore il pane era lievitato e nel frattempo un uomo della famiglia aveva scaldato il forno usando anche le fascine di rovi, il cui fuoco lasciava nell?aria un profumo indimenticabile. Oggi invece fare il pane è qualcosa che appartiene all?ignoto, con farine piene di emulsionanti, lievitanti, coloranti e aromi artificiali. Non voglio proporre la cottura nel forno a legna, ma in quello della cucina. Comprate un macinino elettrico per macinare il grano, impastatelo e cuocetelo in casa. Scegliete un grano biologico di varietà di 30 anni fa come l?Autonomia o l?Abbondanza e di volta in volta potete aggiungere anche un 20% di farro, segale e orzo. Vi assicuro due risultati per cui vale la pena il tempo speso: il profumo e il sapore, e la soddisfazione di vedere il frutto del lavoro delle proprie mani. Dedico l?evocazione di questo rito ai miei nonni Gettullio e Marietta e al mio babbo Olindo con i quali ricordo di averlo compiuto ogni settimana nel podere di S. Paterniano dove c?è ancora quel forno che ogni tanto usa mio fratello Alessio.

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