#NataleÈ
Far compagnia ai vulnerabili ma senza pretese
È una festività all’insegna dell’accoglienza, del calore familiare e della serenità quello che vivranno gli ospiti delle Cucine economiche popolari di Padova. Grazie all’aiuto di oltre venticinque volontari il 25 dcembre saranno serviti circa 180 pasti a persone in grave situazione di indigenza. Per l’occasione la sala della mensa in via Niccolò Tommaseo sarà decorata con addobbi natalizi, i tavoli apparecchiati con le tovaglie della festa e un bicchiere di vino sarà offerto a chi lo desidera. «Uno strappo alla regola per questo giorno di festa» spiega la direttrice suor Albina Zandonà
Un’umanità che si incontra per vivere insieme il Natale. È così che suor Albina Zandonà, direttrice delle Cucine economiche popolari – Cep di Padova, ama descrivere il pranzo del 25 dicembre che ogni anno viene offerto alle persone in situazione di indigenza nella mensa che le Cep gestiscono in via Niccolò Tommaseo grazie all’impegno dei volontari e alle donazioni di tante realtà del territorio.
«Il Natale risveglia in ognuno di noi i ricordi dell’infanzia in famiglia, del calore dello stare insieme e dell’intimità domestica», spiega suor Albina, «sono queste le sensazioni che cerchiamo di far rivivere alle persone che sono con noi al pranzo di Natale».
La sala della mensa delle Cucine economiche e popolari – che ogni giorno durante l’anno offre la possibilità, a chi è in grave difficoltà, di consumare un pasto caldo e sano in un ambiente pulito, riservato e accogliente a pranzo, dal lunedì al sabato, e a cena, fino al venerdì – per l’occasione sarà decorata con addobbi natalizi, i tavoli saranno apparecchiati con le tovaglie della festa e un bicchiere di vino sarà offerto a chi lo desidera. Ogni ospite riceverà in dono un sacchetto di biscotti preparati da alcune volontarie.
«Uno strappo alla regola per questo giorno di festa», prosegue, «abbiamo scelto di dare la possibilità a ogni persona di accedere alla mensa con i quotidiani orari di apertura. Alcuni anni fa prevedevamo dei turni fissi, ma abbiamo notato che non sono adatti alle esigenze di tutti. Spesso chi viene da noi ha gravi fragilità. L’attesa di un pranzo servito a tutti nello stesso momento può essere vissuta da alcuni come una sofferenza. Le persone a Natale hanno sicuramente bisogno di un pranzo diverso da quello di tutti i giorni ma nel rispetto dei singoli bisogni. L’intimità per qualcuno è difficile da vivere perché fa paura. Per esempio può risvegliare sentimenti di angoscia in una persona che da tanto tempo è lontana da casa e che è in una situazione di grave marginalità. Creare un clima affettivamente troppo caldo può far star male. Per questo abbiamo scelto di lasciare libere le persone di entrare quando lo desiderano. Sarà possibile sedersi ai tavoli della mensa, ricevere il proprio vassoio con piatti pensati apposta per l’occasione, anche rispettando le tradizioni di tutta la nostra utenza che arriva da oltre ottanta paesi diversi, e restare quanto si desidera».
Suor Albina prevede di distribuire circa 180 pasti, un numero in linea con quelli che sono consumati quotidianamente nelle Cucine economiche popolari. In cucina e in sala saranno al lavoro oltre 25 volontari che vivranno un Natale diverso.
«Il 25 dicembre accade che ci vengano ad aiutare tanti volontari nuovi», spiega suor Albina, «una scelta che forse nasce dal bisogno di dare un senso a questa giornata. Ci sono anche famiglie che scelgono di mangiare con i nostri ospiti e di non andare al ristorante. Altre sono coppie con figli grandi e lontani. Sono volontari guidati dal desiderio di fare qualcosa per chi è in situazione di vulnerabilità. Il Natale è un’occasione che smuove qualcosa in ognuno di noi. Qui da noi i volontari si scoprono simili agli ospiti nei bisogni fondamentali. Perché magari, pur avendo un buon lavoro, una bella casa e ogni confort, sono lontani dalla famiglia di origine esattamente come le persone che vengono a mensa da noi».
Tra i volontari c’è Viviana che racconta: «da alcuni anni mi ronzava in testa l’idea di diventare volontaria, ma ci sono riuscita solo otto anni fa quando sono andata in pensione. Avevo il desiderio di fare qualcosa per gli altri, preferibilmente per persone a me sconosciute con una vita difficile. Ho tanti amici con cui ho relazioni empatiche ma hanno tutti una vita simile alla mia. Sentivo il bisogno di fare qualcosa per chi non ha avuto le mie stesse fortune. Con mio marito non abbiamo figli. Abbiamo festeggiato il Natale in famiglia fino a che ci sono stati i nostri genitori poi ho scelto di venire a servire alle Cucine. Volevo evitare il Natale consumistico per vivere questo giorno in un ambente accogliente, familiare e di apertura all’altro».
La foto di apertura mostra la sala mensa delle Cucine Economiche popolari di Padova (Foto Cep)
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.