Famiglia

Fao: le ong, Berlusconi non prenda in giro i poveri

L'intervento di Silvio Berlusconi all'apertura del Vertice della Fao rimbalza al Forum per la Sovranità Alimentare, in corso da ieri al Palazzo dei Congressi di Roma.

di Redazione

L’intervento di Silvio Berlusconi all’apertura del Vertice della Fao rimbalza al Forum per la Sovranità Alimentare, in corso da ieri al Palazzo dei Congressi di Roma. Hanno fatto effetto, in particolare, le dichiarazioni relative agli impegni assunti nei precedenti vertici e all’informatizzazione dei paesi in via di sviluppo. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha ivitato oggi i delegati al Vertice mondiale sull’alimentazione della Fao a darsi un obbiettivo più ambizioso nella lotta contro la fame nel mondo. “Non vorremo avere vergogna”, ha spiegato Berlusconi riprendendo l’ammonizione arrivata dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. “Ci siamo prefissati la data del 2015 per dimezzare la fame nel mondo”, ha aggiunto, “credo che dobbiamo osare di più, darci un traguardo più ambizioso”. E ha parlato dell’obiettivo dell’1% di aiuti sul Pil e di informatizzazione delle amministrazione dei Paesi del Sud del mondo. “Concordiamo con l’invito di Berlusconi a rispettare gli impegni assunti e a incrementare le risorse per i paesi poveri fino all’1% del Pil – ha dichiarato Sergio Marelli, presidente del Comitato Italiano organizzatore del Forum – ma bisogna fare presto, ogni giorno nel mondo 24mila persone muoiono per fame e di fronte a queste cifre non è più possibile prendere in giro i poveri del mondo: alle parole devono seguire i fatti. A questo vertice Fao in cui sono presenti tutti paesi in via di sviluppo, sono assenti i paesi ricchi, se non con delegazioni minori”. “Per quanto riguarda l’informatizzazione delle amministrazione statali dei paesi in via di sviluppo, definiti da Berlusconi ‘spesso autoreferenziali e qualche volta corrotti’, che dovrebbe garantire la trasparenza dei bilanci e l’effettivo aiuto ai poveri, ritengo che di fronte al flagello della fame, delle guerre e dei conflitti armati non sia questa la priorità da ricordare all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo. I popoli non sono delle imprese, accanto all’efficienza c’è bisogno di solidarietà, che non può più essere relegata ai soli privati cittadini, ma deve diventare un dovere etico per i governi dei paesi ricchi. Il denaro pubblico non dovrebbe essere destinato al rafforzamento degli armamenti e alla penetrazione commerciale delle grandi multinazionali – ha concluso Marelli – ma ad aiutare realmente tutti i paesi poveri della terra”.


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