Cultura

Fao: la posizione di Amnesty

L'ipocrisia e l'insopportabile retorica dei governi che hanno partecipato all'incontro di Roma cede di nuovo il posto al silenzioso dramma quotidiano di milioni di persone

di Redazione

Si chiude oggi il vertice mondiale sull’alimentazione. L’ipocrisia e l’insopportabile retorica dei governi che hanno partecipato all’incontro di Roma cede nuovamente il posto al silenzioso dramma quotidiano di milioni di persone, a cui continuano ad essere negati i piu’ fondamentali diritti umani: nutrirsi, curarsi, istruirsi, avere accesso alle risorse essenziali, vivere una vita dignitosa. I governi hanno assunto dinanzi alla comunita’ internazionale degli obblighi precisi: garantire la promozione e protezione di tutti i diritti umani, inclusi quelli economici e sociali, e adempiere in questo modo alle aspirazioni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la liberta’ dalla paura e la liberta’ dal bisogno. Eppure in ogni angolo di mondo ci sono esseri umani che subiscono le peggiori conseguenze di un sistema economico e sociale che produce miseria ed emarginazione. Tutto avviene nella colpevole inerzia dei governi, che invece di adottare misure concrete e possibili per sradicare la poverta’ e combattere l’ingiustizia sociale, continuano a sbandierare le solite false promesse, ripetute con enfasi in ogni occasione ufficiale e recitate a memoria anche dalle (poche) delegazioni presenti al vertice di Roma. Il legame indivisibile tra i diritti socio-economici e le liberta’ politiche ha trovato nello scenario internazionale del dopo 11 settembre un nuovo terreno di sfida. In un contesto globale caratterizzato dalla paura e da una pressante richiesta di sicurezza, le ingiustizie sociali ed economiche che scaturiscono da gravi abusi dei diritti umani – spesso alimentate o utilizzate a proprio favore dalle grandi imprese multinazionali – creano un terreno fertile per i disordini e la violenza. Mentre milioni di persone sono costrette alla guerra da poverta’, discriminazione ed esclusione sociale, i governi continuano ad agitare la retorica della lotta globale contro il terrorismo e le loro fabbriche proseguono indisturbate a rifornire di armi gli eserciti piuttosto che a rispondere alle grandi sfide della poverta’, della salute, dell’educazione e degli altri bisogni sociali. Per combattere il terrorismo non servono misure straordinarie e leggi d’emergenza, che erodono le liberta’ fondamentali e trasmettono sentimenti di intolleranza e discriminazione. Occorre invece una mobilitazione internazionale a favore dei diritti umani, incluso il diritto al cibo: la sfida e’ quella di “dirottare la globalizzazione”, perché diventi veicolo per la realizzazione dell’universalita’ e dell’interdipendenza di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.


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