Famiglia

Fao: interventi più decisi per combattere aviaria negli animali

Secondo Samuel Jutzi, Direttore della Divisione Produzione e Salute Animale della FAO, sono "necessari investimenti consistenti per fermare la malattia".

di Chiara Brusini

Mentre il mondo adotta misura prudenti per prepararsi ad una pandemia di influenza aviaria di larghe dimensioni, ?per fermare la malattia negli animali sono necessari interventi più decisi da parte di tutti: i paesi colpiti, la società civile, il settore privato e la comunità internazionale?, ha dichiarato oggi Samuel Jutzi, Direttore della Divisione Produzione e Salute Animale della FAO, all?apertura dei lavori della Conferenza Internazionale sull?influenza aviaria che si svolge a Ginevra (7-9 novembre).   ?Per fermare questa pericolosa e devastante malattia occorrono un impegno politico straordinario, investimenti consistenti, cooperazione internazionale concertata e seri provvedimenti a livello nazionale?, ha aggiunto Jutzi.   ?Abbiamo ancora una possibilità di fermare la malattia a livello animale.  Il virus non si è ancora riassortito, non ha ancora subito mutazioni.  Non c’è tempo da perdere, bisogna intervenire adesso?.   Il problema centrale è la diffusione del virus H5N1 tra il pollame domestico.  ?Controllare il virus negli animali è l?unico modo in cui si può contrastare la possibilità che esso acquisti caratteristiche di trasmissibilità da uomo a uomo?, ha continuato l?esperto della FAO.   Sono oltre 300 i partecipanti alla Conferenza di Ginevra tra esperti di salute umana e salute animale, dirigenti politici, economisti e rappresentanti dell?industria, riuniti per delineare una strategia per debellare il virus tra gli animali e prepararsi ad una possibile pandemia di influenza umana.   Il danno economico Dal 1996 ad oggi la diffusione dell?influenza aviaria ha avuto effetti devastanti per molti paesi asiatici, dove sono morti oltre 150 milioni di polli ed anatre, a causa della malattia o perché abbattuti.  Il danno economico sui paesi colpiti è stimato in oltre 10 miliardi di dollari.  Nel sud-est asiatico nel 2004 si è stimato che l?impatto di un singolo focolaio di ampie dimensioni abbia portato alla riduzione dell’1,5 per cento del PIL, ha affermato Jutzi.  Le condizioni di vita di circa 200 milioni di piccoli contadini poveri ne hanno risentito in modo molto pesante.   Il fatto che in Asia vi sia una concentrazione di oltre un miliardo di oche ed anatre, molte delle quali allevate all?aperto, ha fornito un ideale terreno di coltura per una miriade di virus influenzali che hanno circolato tra gli uccelli acquatici selvatici.   Investimenti a livello mondiale Per fermare e limitare la circolazione del virus tra gli animali, e ridurre quindi il rischio per gli esseri umani, è necessario un programma di investimenti a livello mondiale, ha detto Jutzi.  ?Troppa enfasi è stata posta sull?accumulo di scorte di antivirali, mentre la battaglia contro l?influenza aviaria a livello animale rimane seriamente sotto finanziata. Questo è inaccettabile?, ha aggiunto Jutzi.   Per riuscire a combattere l?influenza aviaria i paesi dovrebbero rafforzare i loro servizi veterinari e migliorare la capacità locale a livello di piccolo allevamento e di mercato. Pratiche come l?isolamento del pollame, buone norme igieniche negli allevamenti, l?utilizzo di vaccini efficaci, uno stretto monitoraggio e l?abbattimento tempestivo dei volatili infetti si sono dimostrate efficaci nelle campagne di controllo della malattia.   La FAO ha anche sottolineato l?importanza di segnalare tempestivamente i focolai e di condividere i dati epidemiologici e i campioni di virus.  ?Questo è fondamentale per analizzare le caratteristiche dei virus, comprendere e controllare la malattia, e riuscire quindi a prevenire l?infezione tra gli esseri umani. La FAO e l?Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) hanno più volte fatto appello ai governi per migliorare lo scambio dei ceppi virali tra le comunità scientifiche veterinarie e di salute umana”, ha concluso Jutzi.     Informazioni sull?influenza aviaria nel sito Fao sulla salute animale.     


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