Welfare

Fao: dopo il picco i prezzi sugli alimentari calano

Per Oxfam però è ancora presto per tirare un sospiro di sollievo

di Redazione

L’indice sui prezzi alimentari elaborato dalla Fao si è attestato a marzo a 230 punti, in calo del 2,9% rispetto a febbraio quando aveva raggiunto il massimo storico. Su base annuale l’indice ha mostrato un rialzo del 37%. A scendere soprattutto i prezzi internazionali di petrolio e zucchero, seguiti da quelli dei cereali, mentre i prezzi su latte e carne sono aumentati.

«Molte comunità povere stanno già soffrendo per l’aumento dei prezzi alimentari, mentre le riserve di cereali nei paesi esportatori sono a livelli pericolosamente bassi. È quindi presto per tirare un sospiro di sollievo. Il cibo è ancora troppo caro per molte persone povere nel mondo e la minaccia della volatilità dei prezzi è sempre presente. Ciò significa che la situazione potrebbe peggiorare velocemente. I prezzi dei cereali sono già il 60% più cari rispetto a marzo 2010 e sono estremamente volatili» ha commentato Luca Chinotti, portavoce di Oxfam Italia.

«Urge un’azione immediata per evitare una crisi alimentare globale come quella del 2008. I governi devono incrementare la produzione alimentare nei paesi in via i sviluppo, fermare la corsa verso i biocarburanti, essere più trasparenti sulle riserve alimentari e garantire meccanismi e risorse adeguate per aiutare i paesi e le persone più povere ad affrontare prezzi alimentari elevati e estremamente volatili» ha continuato. «Se i governi non intervengono in modo coraggioso per rendere equo, solido e sostenibile l’attuale sistema alimentare mondiale», ha concluso Chinotti, «non sarà possibile arrivare a una soluzione di lungo periodo ai problemi della fame e della volatilità dei prezzi del cibo. E’ fondamentale che i governi riuniti nel G20 e nel Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale aumentino gli investimenti a favore dei piccoli agricoltori e dell’agricoltura sostenibile nei paesi in via di sviluppo e incoraggino la creazione di riserve alimentari a livello locale, nazionale e regionale. I paesi industrializzati devono tagliare le emissioni di Co2 e mettere a disposizione risorse sufficienti affinché i paesi in via di sviluppo possano adattarsi ai cambiamenti climatici».

 

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