Non profit

Fantasmi o titoli di solidarietà?

Il decreto legislativo 460/97 permette di conseguire un risparmio fiscale.

di Carlo Mazzini

Sono una simpatizzante e collaboratrice di una ong del napoletano. Leggendo il decreto legislativo sulle onlus n. 460 del 1997, ho visto che possono essere emessi titoli di solidarietà. Vi sarei molto grata se poteste darmi maggiori delucidazioni su questo aspetto. T. M. (email)

Il tema di questa settimana è il destino dei titoli di solidarietà. La storia, innanzitutto. Il dlgs 460/97 riporta all?articolo 29 la possibilità di conseguire un risparmio fiscale nell?emettere tali titoli attraverso un meccanismo che andremo poi a spiegare. Nel corso del 98 e per buona parte del 99, gran parte degli enti che si sono iscritti all?anagrafe delle onlus ha corretto il proprio statuto aggiungendo la potestà di emettere titoli di solidarietà. Tale potestà in realtà non è mai esistita, e ne siamo venuti a piena conoscenza quando, nel settembre del 99, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale un decreto ministeriale (Tesoro e Bilancio con quello delle Finanze – dm 328/99) che puntualizzava tra l?altro quanto segue:
o Sono abilitati all?emissione dei titoli di solidarietà soltanto le banche e gli intermediari finanziari
o La natura dei titoli è quella di titoli obbligazionari non convertibili, a tasso fisso
o La destinazione dei fondi raccolti deve essere effettuata esclusivamente al fine di finanziare onlus
o Le norme contenute nel decreto ministeriale avranno efficacia dal giorno della costituzione dell?organismo di controllo (l?Agenzia delle onlus)
Nello stesso decreto si è riproposto il meccanismo di funzionamento dei titoli di solidarietà. Dato che stiamo parlando di un finanziamento e non di un?elargizione dobbiamo riferire di tassi d?interesse praticati a chi chiede il finanziamento; nel decreto è previsto un risparmio fiscale per chi emette tali titoli (cioè la banca) pari alla differenza tra il tasso praticato per l?emissione dei titoli e il tasso di riferimento. Questo tasso di riferimento è pari al rendimento lordo medio mensile delle obbligazioni emesse dalle banche (Rendiob – comunicato mensilmente dalla Banca d?Italia), aumentato di un quinto.
Capisco che per chi lo legge per la prima volta, il funzionamento appare ancora oscuro. Vi basti sapere che la banca ci guadagna perché pagherà meno tasse attraverso la deducibilità dello spread tra i due tassi (maggiore è la differenza, maggiore è il vantaggio); le onlus beneficiarie delle obbligazioni ci guadagnano perché accedono a finanziamenti a costi più bassi di quelli del mercato creditizio ?normale?. Chi ci perde è lo Stato, che incamera meno imposte dalle banche; ma sappiamo anche che agevolare il sistema del Terzo settore significa avere a stretto giro di posta dei servizi migliori, benefici per tutti i cittadini e altro ancora. Non vi sarà certo sfuggito il riferimento all?Agenzia delle onlus (che peraltro dovrebbe vigilare sulla materia e sulle emissioni di tali titoli) e alla decorrenza dalla sua nascita dell?efficacia delle norme presenti nel regolamento (cioè nel decreto). Come dire che dalla primavera del 2002 potrebbe dirsi possibile, per una banca o per un intermediario finanziario, emettere questi ?titoli di solidarietà?.
Non vi sarà neppure sfuggito che, in questi anni, di tali titoli non se ne è vista traccia. Sul perché di tale vuoto pneumatico riporto alcune vulgate: la prima è che il decreto parla di efficacia delle norme dal ?giorno di costituzione?, e non sembra esservi un documento normativo di costituzione, tenendo conto che tra l?istituzione dell?Agenzia (dpcm 26 settembre 2000) e insediamento (8 marzo 2002) di tempo ne è passato, senza produzione di apposito atto di legge che decretasse la costituzione dell?Agenzia. Pare che l?Agenzia stessa stia provvedendo a dare soluzione ai dubbi interpretativi per permettere l?utilizzo dello strumento finanziario. Altri ritengono che si debba aspettare un qualche parere dalle massime autorità di sorveglianza delle attività bancarie per ottenere un ?via libera? definitivo. Nel mentre il non profit aspetta ? e spera.

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