Cerami ha abituato i suoi lettori a una prosa intelligente, capace di una pura descrizione della realtà. Si conosce bene il Cerami drammaturgo e scrittore, impegnato a dar conto di una società in rapida evoluzione, sfigurata nelle sue linee essenziali di identità personale e collettiva. Questo Fantasmi è un esatto resoconto della più classica delle abiure alla personalità, la fuga, eternamente incarnata dall’astuto Odisseo, l’Ulisse vincitore di Troia, padre-marito impegnato in un nostos (ritorno) sempre differito, per eventi avversi, per la scarsa risolutezza dimostrata, per l’avversione degli dei invidiosi. La riconquista della propria casa, il bagno di sangue sacrificale dei pretendenti, ricomporranno una identità che ha avuto il merito di non lasciarsi andare, di non perdersi nel mare delle avventure volute e delle deviazioni coatte.
Così non è di noi, o meglio di Morena, la protagonista della storia urbana – come sempre in Cerami – che dovrà sottoporsi a più di una prova per liberarsi dei tanti travestimenti ai quali una natura inquieta la costringe. Cerami investiga sul più antico dei misteri umani: la fuga come perdita di sé e come viaggio alla conquista di una definizione, in un’epoca atomizzata fino alla polverizzazione dell’io.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.