Welfare

Familiari invisibili, la lezione scozzese

In Scozia in ogni carcere c’è un funzionario che si occupa solo dei familiari dei detenuti, in Italia i familiari sono praticamente “invisibili”

di Ornella Favero

In Scozia in ogni carcere c?è un funzionario che si occupa solo dei familiari dei detenuti, in Italia i familiari sono praticamente ?invisibili?. O meglio, li vediamo ogni giorno in coda per entrare in carcere a visitare i loro cari, ma sappiamo che quasi nessuno se ne occupa, e che manca nel nostro paese una cultura di attenzione nei loro confronti. I colloqui sono in tutto sei ?piccole? ore al mese, ben descritte da un detenuto sulle pagine del giornale L?Oblò di San Vittore: «Una settimana di attesa per un?ora di gioia. Vivo aspettando il giorno fatidico, mi preparo come se dovessi andare a un matrimonio, riempio una borsa di dolci, un thermos di caffè per mia moglie e coca cola e aranciata per i bambini. Finalmente la porta della sala si apre e i bambini mi si buttano addosso abbracciandomi, e subito sento il loro profumo, poi mia moglie, che si è tenuta in disparte fino a quel momento, mi abbraccia anche lei, e allora il cuore si scioglie. Il loro profumo, le loro carezze, i loro baci me li porto via con me quando l?ora è finita e la porta ci separa nuovamente». Bimbi in carcere Sono 13 in questi giorni i bambini ?detenuti? nel nido del carcere femminile della Giudecca, a Venezia, anzi 14 se si aggiunge quello che sta nella pancia di una madre reclusa. Sono donne Rom, soprattutto, e i giudici ?non si fidano? di conceder loro la detenzione domiciliare. Servirebbe almeno una struttura di accoglienza che non assomigliasse troppo a una galera, con magari agenti in borghese, come nelle carceri minorili. E invece non c?è nulla di simile, e pagano i bambini. Nuove carceri La soluzione al sovraffollamento? Costruire nuove carceri. Come quello del Barcaglione, inaugurato ad Ancona dopo 27 anni di scandali e ritardi con grande risalto sulla stampa. Detenuti attualmente ospitati: otto!


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