Famiglia

Famiglie eterodosse

Pupi Avati mostra l’efficacia degli affetti, pure se sfilacciati

di Maurizio Regosa

È un mondo matto quello dell?attore di soap al centro dell?ultimo film di Pupi Avati. Amori che vanno e vengono. Successo che oscilla di secondo in secondo. Insicurezza a mille e tante disavventure. Perché tutto è sullo stesso piano. Le tre figlie (da tre donne) hanno la stessa importanza dell?ultimo flirt. E si va facilmente in cortocircuito. Si fa un piccolo errore, che a valanga ne trascina un altro e così via. Meno male che a occuparsi del vecchio leone ci sono le tre ragazze: ciascuna abita in una capitale europea, tutte sono stra-belle (il trio Vanessa Incontrada, Violante Placido, Ines Sastre). Lo perdonano ogni volta. E lo riaccolgono accudendolo, prendendosene cura e volendogli bene a tal punto da organizzare la cena del titolo.

Insomma cadute e miserie nel periferico mondo antico che è divenuto, oggi, la televisione. Antico perché ormai disarcionato dal trono (ci hanno pensato internet e i nuovi media). Periferico perché relegato al confine della socialità. Universo del quale Alessandro Lanza, l?attore interpretato da Diego Abatantuono, è parte e simbolo.

Nello stesso tempo si tratta di una ?famiglia?. Sfilacciata quanto vogliamo. Incasinata, certo. Ma pronta a ricostituirsi perché i legami di sangue sono così. Sempre capaci di far riaffluire la linfa dell?affetto. Come dimostrano le figlie, ciascuna diversa dall?altra ma capaci tutte di mettersi nei panni altrui, di sostenersi, di comprendersi. E da questo punto di vista, per quanto non sia fra i migliori di Avati, il film è certamente interessante.

In tempi di ortodossia, mostrare l?efficacia di legami a loro modo eterodossi e la complessità delle esistenze (ciascuna delle quali ha pur sempre le sue ragioni), è una scelta intelligente.

Come pure piuttosto gradevole il tono complessivo: un racconto lieve che non si prende troppo sul serio e che pure dice cose rilevanti. Fingendo nulla e giocando con gli stereotipi senza peraltro diventarne troppo vittima. Forse solo nel caso del personaggio del marito di Betti: figlio di un industriale, ripulito ma non troppo. Mentre è davvero riuscita l?intellettuale confusa interpretata da Francesca Neri, ovvero la donna che le tre ragazze presentano al padre. Non finirà come vogliono loro, ma nasce comunque una simpatica complicità. Peccato però che nel complesso prevalga un?impressione di esilità. Molti spunti, alcune scene azzeccate, ma anche un sentimento di dejà-vu, di qualcosa di detto e ridetto. Forse perché che il mondo della tivù non sia scintillante lo si sa da un bel pezzo.

La cena per farli conosceredi
Pupi Avati
Italia 2006
con Francesca Neri e Diego Abatantuono


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