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Famiglia, un’idea che cambia di regione in regione

La maggior parte ha una legge sua. C’è il modello socialdemocratico all’emiliana e quello liberal-sussidiario alla lombarda. Uno punta a stipendiare le madri al primo anno...

di Maurizio Regosa

In queste settimane la famiglia si è affacciata nel dibattito politico: il Family day, i titoli sui giornali, la Conferenza nazionale a Firenze. Ci si è rivolti al governo, soprattutto, chiedendo nuove e più incisive scelte. Nel confronto però è rimasto un po? in ombra il ruolo delle Regioni, molte delle quali una legge sulla famiglia l?hanno già. E non da ora: l?Emilia la sua l?ha scritta nel 1989, la Lombardia nel 1999, il Lazio nel 2001, la Puglia l?ha appena ritoccata.

Nel frattempo la riforma del Titolo V della Costituzione ha ampliato il peso degli enti locali, tanto da far chiedere: si possono fare politiche familiari innovative senza coinvolgere i differenti livelli dell?amministrazione? Certo che no?

Emilia versus Lombardia
La domanda allora diviene: le Regioni come hanno legiferato?

«Hanno essenzialmente seguito due modelli», spiega a Vita Riccardo Prandini, docente di Sociologia della famiglia e del terzo settore a Bologna, «quello che possiamo definire socialdemocratico e l?altro liberal-sussidiario. Matrice del primo è stata l?Emilia Romagna, del secondo la Lombardia».

Il modello socialdemocratico lo si riconosce facilmente: si parla non di famiglia ma di benessere degli individui, si centrano i servizi sovente sulla relazione madre-figli (in ordine al reinserimento lavorativo, spesso), si prevede un ruolo ?centralistico? per gli enti locali chiamati a individuare le esigenze e a fornire le risposte. Il secondo modello, invece, è centrato esplicitamente sulla famiglia e, spiega ancora Prandini, «coniuga il liberalismo, e dunque la libertà di scelta, con il principio di sussidiarietà, riconoscendo anche ampio spazio al privato sociale, all?associazionismo familiare e ai servizi che propone».

Al di là delle differenti ?filosofie? ci sono poi ovviamente tratti comuni: ad esempio molte Regioni prevedono un aiuto per l?acquisto della prima casa, a beneficio delle giovani coppie. Il punto però è: queste misure funzionano? «Anche se non ha riconosciuto la famiglia come soggetto sociale e ha un?ottica assistenzialista, talune scelte dell?Emilia Romagna hanno avuto una certa efficacia. Ad esempio il Comune di Bologna integra lo stipendio della madre nel primo anno di vita del bambino», sostiene Ermes Rigon, presidente regionale del Forum delle famiglie, «efficacia che potrebbero essere aumentata se si coinvolgessero in modo trasversale tutti gli assessorati».

Bei testi senza soldi
Va da sé che per far funzionare le leggi sono necessarie risorse, vero punto dolente di cui ci si comincia finalmente a rendere conto (parte del ?tesoretto? – ha detto Romano Prodi – andrà alle famiglie, con sgravi fiscali specie per le più disagiate). Senza denaro «le norme rimangono lettera morta, come è avvenuto in Sicilia, dove è stato approvato un testo all?avanguardia ma senza gli adeguati finanziamenti», spiega Prandini.

«È pur vero», ribatte Ernesto Mainardi, presidente del Forum lombardo, «che i bisogni crescono di continuo e che quindi risorse anche significative possono risultare inadeguate». Non tutto però è riconducibile al terreno economico: «Una delle due criticità che registriamo in Lombardia, che pure ha una legge ottima, riguarda la procedura di valutazione talvolta burocratica dei progetti dell?associazionismo familiare. L?altra ha a che fare con la Consulta regionale della famiglia: uno strumento ancora da valorizzare a pieno».

Nel frattempo altre iniziative si profilano all?orizzonte. È in discussione al Consiglio regionale lombardo un Patto per la famiglia che, sistematizzando le misure esistenti (dai voucher socio-sanitari ai buoni scuola), introduce novità interessanti come il voucher di conciliazione, pensato per rendere più facile la scelta della maternità, e come un piano di risparmio per consentire la futura formazione dei figli.

Così mentre la Conferenza delle Regioni, che partecipa alla Conferenza fiorentina voluta dal ministro Bindi, ribadisce in un comunicato la necessità «di procedere in tempi rapidi all?individuazione dei livelli essenziali complessivi per il settore sociale, adeguatamente finanziati», il Forum delle famiglie sta pensando a nuove iniziative, come annuncia Giuseppe Barbaro, responsabile delle politiche regionali: «Stiamo ragionando sull?idea di promuovere proposte di iniziativa popolare raccogliendo in ogni regione le firme dei cittadini perché siano introdotte o aggiornate le leggi regionali di tutela della famiglia. Sarebbe oltretutto un modo per far avvertire come priorità le iniziative a favore del nucleo familiare e per rafforzare la partecipazione».

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