Famiglia

Famiglia tradizionale addio

La coppia con figli in Italia è al declino: oggi rappresenta poco più del 30% della popolazione

di Benedetta Verrini

Sempre più residuale la famiglia “tradizionale”, quella costituita dalla coppia con figli: ormai solo il 36,4% delle famiglie italiane (erano il 46,2% nel 1998) rientra in questo modello, mentre cresce il peso delle nuove forme familiari: single, monogenitori, famiglie ricostituite coniugate e unioni libere coinvolgono ormai 12 milioni di persone, il 28% del totale.

E’ quanto rileva l’Istat nel report “Come cambiano le forme familiari” reso noto ieri in occasione di un workshop dedicato alle generazioni e interamente disponibile qui

Ci sono “singoli” e “singole”, soprattutto mamme

L’Italia dei single approfondisce un confine di genere: i single non vedovi sono infatti soprattutto uomini (55,3%), mentre i monogenitori sono in gran parte donne (86,1%). Le nuove forme familiari, sottolinea l’Istat, sono cresciute per l’aumento di separazioni e divorzi.

Quasi 6 milioni di persone hanno sperimentato nel corso della loro vita la convivenza, considerando sia quelle che continuano a convivere, sia quelle che si sono sposate con il partner con cui convivevano, che quelle che hanno concluso definitivamente l’unione.

Le libere unioni nel 2009 sono 897 mila e rappresentano il 5,9% delle coppie. Sono più diffuse nel Nord-est, presentano un titolo di studio più elevato e una quota di coppie in cui ambedue lavorano più alta di quelle coniugate. Diminuisce la quota di chi era deciso a sposarsi fin dall’inizio dell’unione e cresce la percentuale di “possibilisti” (34%).

Periodi di “prova” in aumento 

Le convivenze prematrimoniali sono in crescita. Hanno raggiunto il 7,9%. Il fenomeno è aumentato e coinvolge il 33% per i primi matrimoni e il 70% per i matrimoni successivi. Aumenta la durata di tale convivenza, che si consolida come “periodo di prova dell’unione”. 

I “pendolari”

Poi c’è il caso dei “pendolari” della famiglia: nel 2009 sono 2 milioni 890 mila le persone che vivono con regolarità in un luogo diverso dalla loro dimora abituale per alcuni giorni dell’anno, per motivi vari (lavoro, studio, stare con i familiari o altri motivi). Rappresentano il 4,8% della popolazione: il fenomeno è più sviluppato tra i maschi (5,2%), tra i giovani di 20-29 anni (12,9%) e nelle Isole (6,3%). La durata media del soggiorno altrove è di 155,5 giorni all’anno.

I motivi di tale scelta vedono al primo posto il lavoro (30%). Seguono gli spostamenti per studio (20,3%), per stare con il coniuge/partner (12,2%) e per stare con i genitori (10,9%).


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