Famiglia

Famiglia: le separazioni + 119% in vent’anni

Lo rileva una ricerca del Centro Studi dell' Unioncamere dell' Emilia Romagna. La crescita percentuale piu' ampia e' stata rilevata in Molise

di Redazione

Le separazioni costituiscono il primo passo della destabilizzazione delle famiglie e in vent’ anni sono incrementate del 119,3%. Lo rileva una ricerca del Centro Studi dell’ Unioncamere dell’ Emilia Romagna. Secondo i dati Istat utilizzati, dalle 29.462 del 1980 si e’ progressivamente arrivati alle 64.622 del 1999 e la relativa incidenza sulla popolazione e’ cresciuta da 52,2 ogni 100.000 abitanti a 112,1. Il fenomeno non ha risparmiato nessuna regione italiana. La crescita percentuale piu’ ampia e’ stata rilevata in Molise, che ha praticamente decuplicato il numero delle separazioni, salite dalle appena 22 del 1980 alle 224 del 1999. In termini di incidenza sulla popolazione e’ il Nord-ovest a registrare il piu’ elevato tasso di separazione coniugale (146,9), davanti a Centro (127,6). Nord-est (127,4), Isole (73,2) e Meridione (70,0). In ambito regionale e’ la Valle d’ Aosta, con un rapporto di 199,7 separazioni ogni 100.000 abitanti, a guidare la classifica, precedendo Liguria (176,1), Piemonte (152,0) ed Emilia-Romagna (145,2). Gli ultimi posti sono occupati da Basilicata (48,4), Calabria (49,5), Puglia (64,1) e Molise (68,2). La durata media del matrimonio all’ atto dell’ iscrizione a ruolo del procedimento di separazione e’ mediamente attestata attorno ai 12-13 anni. Rispetto al passato c’ e’ stato un allungamento di circa tre anni. La domanda di separazione viene prevalentemente presentata dalle donne (68,1% nel biennio 1997-1998), in testa la Sardegna con il 78,1%. La percentuale piu’ bassa appartiene alla Valle d’ Aosta (56,4%). La maggioranza delle coppie che decide di separarsi ha figli. Nel 1980 la percentuale di separazioni di coppie senza figli era del 27,8%. Nel 1998 la percentuale sale al 33,6% e questo aumento puo’ essere collegato al calo della natalita’. Non tutte le separazioni legali sfociano nel divorzio. Delle 29.462 separazioni concesse nel 1980 solo il 68,2% ha avuto questo esito entro il 1998. La percentuale scende al 56,3% per le separazioni avvenute nel 1990, al 28,4% per quelle del 1994 e al 10,8% per quelle del 1995. Sul perche’ di questo andamento – per divorziare devono passare non meno di tre anni dalla separazione – pesano diversi fattori, secondo la ricerca, rappresentati dalla poca voglia di cominciare una nuova avventura coniugale, dal non volere accollarsi ulteriori gravose spese legali, per finire alla necessita’ da parte delle donne di non perdere il diritto alla pensione di reversibilita’ dell’ ex marito. L’ incidenza piu’ elevata di divorzi ogni 100.000 abitanti, secondo i dati Istat riferiti al 1999, si riscontra in Valle d’ Aosta con un rapporto di 145,6, davanti a Liguria con 106,6 e Piemonte con 91,9. L’ Emilia-Romagna registra un valore di 79,3 rispetto alla media nazionale di 58,7. mano che si discende la penisola i tassi tendono a ridursi fino ad arrivare al limite di 17,0 della Basilicata. All’ atto del divorzio si registra una durata media del matrimonio di 17 anni. Lo scarto fra regione e regione e’ relativamente ridotto, compreso fra i 16 e i 18 anni. L’ eta’ media dei mariti all’ atto dello scioglimento del vincolo coniugale e’ di circa 44 anni e di 40 per la moglie.


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