Cultura

Famiglia, integrazione, bioetica: l’agenda delle priorità della Cei

Ecco alcuni passaggi del discorso di apertura dell'Assemblea Generale della Cei

di Redazione

Com?è noto, nel nostro Paese il 13 e 14 aprile si sono svolte le elezioni politiche. Non possiamo ora, nella nuova situazione, non sperare che in tutti vi sia una più forte responsabilità in ordine all?affronto dei grandi problemi che affliggono il Paese, e ai quali bisogna saper dare ora risposte sagge ma anche sollecite: non tanto nell?interesse dell?una e dell?altra parte politica o componente sociale, ma anzitutto per il bene comune della Nazione.

Le urgenze: rifiuti e famiglia
Vorremmo per un istante, e in nome della nostra specifica responsabilità, insistere sul fattore tempo, che anche moralmente è un elemento decisivo in ordine ad una politica buona: ci sono lungaggini e palleggiamenti che, oltre ad essere irrazionali e autolesionistici, offendono i cittadini, che attendono risposta in ordine ai beni che sono essenziali alla vita e alla dignità umana. Oltre al problema gravissimo e urgente dei rifiuti urbani della Campania, per la cui soluzione all?intervento delle pubbliche autorità deve corrispondere la responsabile collaborazione delle popolazioni, una serie di attese si apposta sul fronte degli stipendi e delle pensioni, per una difesa reale del potere d?acquisto, un?altra serie riguarda la famiglia: dall?emergenza abitativa alle iniziative di sostegno della maternità. Neppure noi Vescovi, come il Papa, possiamo nasconderci «che diversi problemi continuano ad attanagliare la società odierna, impedendo di dare spazio al desiderio di tanti giovani di sposarsi e formare una famiglia per le condizioni sfavorevoli in cui vivono» (Benedetto XVI, Discorso ai membri del Movimento per la Vita italiano,12 maggio 2008). C?è poi la realtà mortificante di tante famiglie, dalle quali «si leva, talvolta persino inconsapevolmente, un grido, una richiesta di aiuto che interpella i responsabili delle pubbliche amministrazioni» (Benedetto XV, Discorso al Forum delle Associazioni familiari, 16 maggio 2008). Il che ci fa apprezzare molto l?iniziativa ?Un fisco a misura di famiglia? che negli ultimi mesi ha visto in tutto il nostro Paese una larga mobilitazione. Se in questo ambito sociale chiediamo che si sviluppi una vera e larga premura, in quello confinante della bioetica auspichiamo una complessiva cautela, grazie alla quale gli elementi in gioco vengono sapientemente soppesati, mettendo la comunità nazionale al riparo da iniziative imprevidenti e precipitose. C?è da dire che la sostanziale prudenza tenuta circa questi temi durante la campagna elettorale, dovrebbe essere un buon indizio sulla prudenza anche successiva.

La legge 40
Una parola qui non possiamo non dirla per l?intervento operato sulle Linee guida relative alla legge sulla fecondazione assistita. Da vari e qualificati osservatori si è già eccepito sul merito e sui tempi del provvedimento. Infrangendo un delicatissimo bilanciamento delle esigenze in campo, esso comporta oggettivamente il rischio di promuovere una mentalità eugenetica, inaccettabile ieri al pari di oggi. È da auspicare che i criteri ispiratori e le disposizioni della legge 40 non siano oggetto di interventi volti a stravolgere il punto di equilibrio raggiunto dal Parlamento, e poi chiaramente confermato dall?esito referendario, ma al contrario possano trovare piena attuazione in uno spirito di condivisa attenzione alla vita.

Le morti sul lavoro
Una frontiera di impegno particolarmente urgente è quella relativa alle morti sul lavoro. Gli episodi luttuosi infatti si vanno ripetendo con una cadenza stupefacente, segnale di un comparto bisognoso di maggiore attenzione. Bisogna qui saper passare con prontezza dalle denunce ai fatti concreti, agli investimenti precauzionali, alle verifiche e ai controlli. Tutti i soggetti devono fare la loro parte, con un supplemento di responsabilità; ma è dagli imprenditori in particolare che si attendono quelle provviste e quelle innovazioni strutturali che sole possono garantire il successo degli altri interventi. La vita è sacra, e distintamente lo è quella impegnata sul lavoro duro e rischioso.

L?integrazione degli immigrati
Segnaliamo inoltre l?urgenza di approntare e affinare delle buone politiche volte ad una reale integrazione dei cittadini immigrati che legittimamente soggiornano sul nostro suolo. Mentre per ciascuno di quelli che tentano di entrare nel nostro Paese bisogna trovare un continuo equilibrio tra esigenze e attese, tenendo alto il rispetto dei diritti delle persone, che sono poi doveri di civiltà. Pare a me che si debba evitare, per questi nuovi venuti e le loro famiglie, il formarsi di enclave a loro destinate che, se in un primo momento potrebbero apparire una soluzione emergenziale, diventano presto dei ghetti non tollerabili. A chi vuole stabilirsi in Italia si deve arrivare a proporre un patto di cittadinanza che, mettendo in chiaro diritti e doveri, non ricerchi scorciatoie illusorie. L?identità del nostro popolo non è sorta oggi, perché si è consolidata in una storia secolare, e per questo da una parte chiede rispetto e dall?altra rimane aperta e capace di incontrare altre culture, nella prospettiva di un?identità arricchita per tutti. In ogni caso, dobbiamo farci tutti guidare dalla consapevolezza delle dimensioni globali del fenomeno e dal suo carattere emblematico per la nostra epoca. Su questo scenario frastagliato, la Chiesa si va prodigando con una generosità a tutti nota, attraverso la Fondazione Migrantes, la Caritas e altre strutture di volontariato, investendo non poche risorse di personale e mezzi. Che tuttavia non bastano mai, perché restano evidentemente insostituibili altri livelli di responsabilità e di intervento.

La sicurezza
Una parola ci pare di poter dire sul crescente bisogno di sicurezza che viene registrato dagli osservatori sociali e di cui tanto s?è discusso nel periodo della campagna elettorale. Infatti, anche per i sensori che noi pastoralmente abbiamo nelle diverse realtà territoriali, ci pare di avvertire che si va qui esprimendo un?esigenza incoercibile di persone e famiglie, a cui sarà bene che i pubblici poteri sappiano, ai vari livelli, dare risposte calibrate ed efficaci. Una risposta disattesa o differita potrebbe in questo caso moltiplicare i problemi, anziché attenuarli. Lo annotava ormai anni or sono Giovanni Paolo II ricevendo un gruppo di politici: «L?adozione di misure efficaci anche in questo caso sarebbe di grande aiuto per accrescere la fiducia nelle Istituzioni e il senso della comune cittadinanza» (Discorso agli Amministratori della Regione Lazio, del Comune di Roma e della Provincia di Roma, 18 gennaio 2001). Nel gennaio di quest?anno, il suo Successore Benedetto XVI non è stato certo generico o evasivo (cfr. Discorso agli Amministratori della Regione Lazio, del Comune di Roma e della Provincia di Roma, 10 gennaio 2008). Difficile tuttavia non risalire a quella che a me pare la radice di questa insicurezza, che prima di essere un sospetto verso gli altri, è senso dell?isolamento in cui molti cittadini oggi si trovano un po? a motivo dell?organizzazione sociale, e un po? a causa anche delle condizioni soggettive. C?è infatti un?insicurezza esterna e ambientale, legata ai movimenti delle persone come all?esposizione delle abitazioni; ma c?è anche un?insicurezza sui valori che devono interiormente rassicurare le persone, e renderle più salde.

Il sagrato come ponte: riscoprire la dimensione sociale della Chiesa
A questo riguardo, vorrei segnalare che un contributo al bisogno di sicurezza, anche se non immediatamente diretto, viene dalle comunità cristiane presenti sul territorio, e distribuite a rete nelle situazioni urbane come in quelle dei centri medi, ma anche piccoli e piccolissimi: ed è la valorizzazione della dimensione sociale della fede, degli incontri e degli ambienti ad essa collegati. In modo sintetico, mi piace vedere il ?sagrato? come figura simbolica della Chiesa vicina e incarnata tra la gente in tutte le sue forme: dalle parrocchie alle aggregazioni antiche e nuove. Il sagrato è stato nell?ultima stagione riscoperto nelle sue valenze religiose e civili, non solo a cerniera tra il sacro e il profano ? come era stato nei tempi antichi ? ma anche quale luogo dell?accoglienza e dell?incontro, dell?orientamento a Dio come al prossimo. In altre parole, sarà utile se lo spazio antecedente la chiesa, anziché via di fuga o spiazzo che si attraversa frettolosamente, diventa luogo del dialogo, dell?amicizia e dell?ascolto. Ci sono tanti dolori nascosti, sofferenze prolungate, solitudini non volute, vuoti lancinanti (si pensi alle 23mila persone scomparse, che da qualcuno sono attese e cercate, magari tra incomprensione e sospetti): socializzare queste situazioni, come pure i traguardi e le riuscite che rendono felice questa o quella famiglia, torna oggi ad essere importante. E potrebbe essere parte di un?iniziativa pastorale che sta a cavallo con la dimensione civile, dove la presenza di fedeli a ciò portati, come pure l?opera di diffusione dei nostri media, possono dare quel tocco di accorta vitalità, che non è disturbo per l?azione sacra ma neppure si confonde con i marciapiedi vocianti e casuali. E ciò in un?ottica di rivalorizzazione anche di altri ambienti comunitari come l?oratorio, l?asilo parrocchiale, la sala della comunità, e di momenti socializzanti, tipici della pietà popolare, quali sono le feste patronali e le sagre del paese o del rione.

Partecipa alla due giorni per i 30 anni di VITA

Cara lettrice, caro lettore: il 25 e 26 ottobre alla Fabbrica del Vapore di Milano, VITA festeggerà i suoi primi 30 anni con il titolo “E noi come vivremo?”. Un evento aperto a tutti, non per celebrare l’anniversario, ma per tracciare insieme a voi e ai tanti amici che parteciperanno nuovi futuri possibili.