Cultura

Famiglia: Figlio mio, quanto mi costi!

Crescere un figlio dalla nascita sino alla sua maggiore eta' costa in media almeno 250 euro al mese, ma solo per le esigenze primarie, come l'alimentazione ed il vestiario. Lo sostiene una ricerca

di Redazione

La spesa mensile per ogni famiglia italiana per i propri bambini o adolescenti e’ stata calcolata dal dipartimento di Scienze economiche dell’Universita’ di Verona che oggi ha presentato una ricerca nel corso di un convegno dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia e del Forum delle associazioni familiari organizzato a Roma, presso la biblioteca del Cnel, in occasione della XIII Giornata internazionale sulla famiglia. La ricerca, coordinata da Federico Perali, rileva il costo medio mensile per un figlio confrontando la spesa per diverse fasce di eta’: secondo i ricercatori veronesi da 0 a 5 anni si spendono 252 euro mensili, 212 fra i 6 e 14 anni e 233 euro fra i 15 e 18 anni. E’ quindi il primo figlio ad incidere in maniera piu’ rilevante sul budget familiare: la coppia, che fino ad allora era senza bambini, si trova a dover far fronte ad un costo aggiuntivo di mantenimento per il neonato pari a quasi il 20% in piu’ rispetto al passato. Questo costo (che rimane piu’ o meno lo stesso fino ai 6 anni di vita del bambino) nel caso ci sia un unico genitore, sale al 38,7% del bilancio familiare. Lo studio sui costi del ‘fare famiglia’ dimostra poi che il costo del mantenimento dei figli e’ indipendente dal reddito ed e’ uguale sia per la famiglia ricca sia per la famiglia povera, e varia da regione a regione. L’indagine, precisano i ricercatori, tiene a sottolineare le differenze fra i costi di mantenimento (misurato attraverso la scala di equivalenza) e i costi di accrescimento di un figlio, che comprende, oltre al costo di mantenimento, anche il costo del tempo che i genitori dedicano alla cura dei figli: quest’ultimo dipende dalla propensione dei genitori ad investire sulla qualita’ di vita dei figli. Le analisi sul costo di mantenimento del bambino servono per operare confronti intrafamiliari – osserva ancora Federico Perali – mentre quelli sul costo di accrescimento del bambino sono appropriati per spiegare le scelte procreative. Secondo Perali, infine, lo studio potrebbe essere utile per applicare il quoziente familiare (la quota delle tasse fissata in base al numero dei componenti la famiglia) qualora venisse introdotto. E proprio su questo argomento e piu’ in generale sulle politiche in favore della famiglia si e’ sviluppato il covegno al Cnel, una giornata di confronto sul ‘fare famiglia, scelta responsabile e costosa’. Tra gli intervenuti Giuseppe Barbaro del Forum delle associazioni familiari, Giuseppe Acocella, vicepresidente del Cnel, Giovanni Daverio, direttore generale del ministero del Welfare, i parlamentari Luigi Bobba (Margherita) e Luisa Santolini (Udc) oltre che altri ricercatori ed esperti. ”La famiglia – ha sottolineato Giuseppe Acocella – mantiene la sua centralita’ nonostante i diversi modelli che si profilano, e’ un concetto che va mantenuto e difeso’. Secondo Giovanni Daverio, ”e’ necessario dedicarsi a politiche sociali e del lavoro che rendano possibile alla famiglia di esplicare i propri compiti con maggiore efficacia e flessibilita”’. Francesco Belletti, direttore del Cisf (Centro internazionale studi famiglia), coordinatore di una ricerca sulle politiche familiari e le condizioni di disagio socio economico, ha spiegato che ”circa il 10% delle famiglie povere italiane rientra in una condizione di gravissima vulnerabilita’ sociale, occorrerebbe poter identificarne i bisogni prima per rendere gli aiuti piu’ efficaci e non tardivi”.

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