Formazione
Famiglia e crisi, il 25% dei giovani vorrebbe 3 o 4 figli
Numerose le sorprese che emergono dal nuovo Report FragilItalia di Legacoop e Ipsos. Per il 71% degli italiani l’unione dovrebbe essere sancita con il matrimonio. La denatalità, un problema avvertito come urgente dal 74% degli intervistati, è causata da stipendi bassi e costo della vita (70%), precarizzazione del lavoro (63%), mancanza di sostegni pubblici (59%) e di servizi per le famiglie (57%). Il timore di perdere il posto di lavoro angoscia 6 donne su 10
di Redazione
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La famiglia è un’unione tra due persone che decidono di convivere per perseguire un progetto di vita comune, a prescindere che siano di sesso diverso o dello stesso sesso. Lo dichiara il 64% degli italiani nell’indagine condotta dall’Area studi Legacoop e da Ipsos su un campione rappresentativo della popolazione, pubblicata nel Report FragilItalia dal titolo “La crisi demografica italiana: famiglia, denatalità, figli”.
Per 7 italiani su 10 (esattamente il 71%, una percentuale in crescita di 6 punti rispetto a due anni fa), l’unione dovrebbe essere sancita con il matrimonio, le cui basi affettive sono minacciate (per più di 8 italiani su 10) da egoismo, mancanza di comunicazione, difficoltà ad assumersi responsabilità, incapacità di affrontare sacrifici e di adattarsi all’altro. Con un altro problema che assume carattere di urgenza per oltre 7 italiani su 10: quello della denatalità, le cui cause principali vengono indicate negli stipendi bassi e nel costo della vita (70%), nella precarizzazione del lavoro (63%), nella mancanza di sostegni pubblici per i costi da affrontare per crescere i figli (59%), nella mancanza di servizi per le famiglie diffusi e accessibili a tutti (57%). Vi è poi un diffuso timore di perdere il posto di lavoro (lo afferma il 61% delle donne).
Quello della denatalità è un aspetto rilevante sul quale si è concentrata l’indagine. Si tratta di un elemento centrale della crisi demografica che investe il nostro Paese, con effetti negativi anche in prospettiva sulla vita economica e sociale. La denatalità è un problema avvertito come urgente dal 74% degli italiani (41% abbastanza urgente, 33% molto urgente) e si scontra con il desiderio di avere figli, manifestato chiaramente anche dai giovani: 7 su 10 ne vorrebbero almeno due, quasi un terzo tre o più.
Il problema viene avvertito anche dagli under 30, pur con un livello di urgenza inferiore rispetto alla media del totale (66% rispetto al 74%), ma comunque, come detto, con un desiderio di avere almeno due figli dichiarato da 7 giovani su 10 (e il 25% fino a 4). Riguardo alle cause del problema denatalità, anche gli under 30 indicano al primo posto gli stipendi bassi (63%, una percentuale inferiore di 7 punti al dato totale). Al secondo posto, ex aequo, l’instabilità lavorativa e la precarizzazione del lavoro (56%, -7 punti rispetto al dato totale) e la paura di perdere il posto di lavoro (56%, stessa percentuale del totale), seguite, al quarto posto, dalla mancanza di sostegni pubblici per i costi da affrontare per crescere i figli (52%, -7 punti sul totale del campione) e, al quinto posto, dalla mancanza di servizi per le famiglie diffusi e accessibili a tutti (45%, 12 punti in meno rispetto al totale del campione).
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«La questione demografica si colloca ai primi posti dell’agenda dei problemi di questo paese», dichiara Simone Gamberini, presidente di Legacoop. «È una questione strutturale che ha radici profondissime e tempi di risoluzione lunghi, e per questo deve essere interpretata e attaccata rapidamente e con la massima decisione. Inoltre, è un problema complesso che non può essere affrontato con le scorciatoie culturali delle “sostituzioni etniche”, ma che richiede di comprendere l’intreccio di ragioni economiche, sociali e culturali che muovono la vita e le scelte delle persone e trasformano la società italiana. Per questo abbiamo realizzato una ricerca che cerca di fotografare a tutto tondo le percezioni, le speranze, le paure delle italiane e degli italiani, sui temi della famiglia, della denatalità, dei figli. E per questo su ognuno di questi argomenti abbiamo dedicato un’attenzione specifica alle sfumature generazionali, alla mentalità della generazione Z. Ne esce uno spaccato coerente e a tratti sorprendente. Per esempio, è evidente che una società laicizzata osservi in modo sempre più pragmatico il tema famiglia, ma colpisce che quasi un quarto dei giovani aspiri ad avere tre o più figli. Allo stesso tempo, emerge con chiarezza tutto il groviglio di vincoli e preoccupazioni che gravano sulle nuove generazioni e specialmente sulle donne, e che si riflettono direttamente all’interno delle famiglie italiane. Deve essere questo il target delle politiche pubbliche: il compito collettivo è diminuire o almeno alleviare questo groviglio garantendo lavoro, redditi e servizi. Solo così si combatte l’inverno demografico».
Tornando ai risultati relativi alla percezione della famiglia, la visione più “aperta” viene espressa dal 64% (71% delle donne, 56% degli uomini), mentre la visione più tradizionale, che la concepisce solo come l’unione tra un uomo e una donna uniti in matrimonio civile o religioso, è appannaggio del 22% (32% nelle isole, 27% nel ceto popolare). Soltanto il 14% la considera come l’unione tra due persone dello stesso sesso. Riguardo alle funzioni più importanti della famiglia, il 49% indica l’educazione dei propri figli (55% per gli uomini); il 47% il sostentamento ed il mutuo aiuto tra i suoi componenti e il 44% il supporto psicologico per far sentire i componenti accettati e protetti (53% per le donne).
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Tra le cause di fragilità dei legami affettivi, ai primi posti si collocano (con percentuali tutte superiori all’80%) egoismo, mancanza di comunicazione, difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità, scarso spirito di sacrificio e incapacità di affidarsi all’altro. Rispetto a due anni fa, cala il peso di difficoltà comunicative, insicurezza, assenza di progettualità, impegni lavorativi e perdita dello status sociale. In crescita il desiderio di nuove esperienze e la maggiore libertà individuale. Valori che registrano alcune significative differenziazioni nella percezione degli under 30. In questa platea sale al 73% (dal 64% del campione totale) la percentuale di chi considera la famiglia un’unione tra due persone che decidono di convivere per perseguire un progetto di vita comune, a prescindere che siano di sesso diverso o dello stesso sesso, mentre la visione più “tradizionale” (unione in matrimonio tra uomo e donna) scende dal 22% al 12%. In riferimento alle funzioni della famiglia, gli under 30 collocano al primo posto il supporto psicologico ai componenti del nucleo (58%), al secondo l’educazione dei figli (46%) e al terzo posto il sostentamento e il mutuo aiuto (37%). Difficoltà ad assumersi le proprie responsabilità e insicurezza guidano la classifica delle principali fragilità dei legami affettivi per gli under 30 che, rispetto alla media, hanno più paura del tradimento.
Credits: foto Juliane Liebermann su Unsplash
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