Mondo

Fame nel mondo: meno persone denutrite ma più disparità

L'ong Cesvi presenta l'Indice globale della fame 2014: miglioramenti generali con punte positive in America Latina e Africa Orientale, ma va sempre peggio nell'Africa Subsahariana. Oggi sono 805 milioni le persone cronicamente denutrite, l'accento è sulla 'fame nascosta'

di Daniele Biella

La fame globale è in calo, ma il numero di persone affamate nel mondo resta inaccettabilmente alto. Dei 120 Paesi analizzati, due sono in condizioni estremamente allarmanti (Burundi ed Eritrea), 14 hanno un livello di fame allarmante (tra cui Haiti, Laos e Mozambico) e 39 grave (tra cui India, Uganda e Kenya). Questi gli ultimi dati emersi dall’Indice Globale della Fame 2014 (Global Hunger Index – GHI) presentato oggi a Milano da Cesvi in collaborazione con ISPI e Link 2007, con il patrocinio di Expo2015. L’Indice è uno dei principali rapporti internazionali che presenta una misura multidimensionale della fame a livello nazionale, regionale e globale. E’ uno strumento – calcolato da IFPRI, Welthungerhilfe e Concern Worldwide – che combina tre indicatori: la percentuale di popolazione denutrita, il tasso di mortalità infantile e la percentuale di bambini sottopeso sotto i cinque anni.

“La situazione generale di persone denutrite nel mondo mostra un miglioramento, ma ci troviamo di fronte a disparità nette, con l’Africa Subsahariana che versa nella situazione peggiore”, spiega Diego Carangio, esperto Nutrizione delle Campagne Cesvi. L’indice della fame 2014 rileva infatti un declino della fame a livello mondiale. Il punteggio GHI 2014, in riferimento ai Paesi in via di sviluppo, è diminuito del 39% dal 1990: da 20,6 a 12,5. Questo progresso è in larga parte dovuto a un decremento della quota di bambini sottopeso con meno di cinque anni e della percentuale di denutriti nella popolazione. Tuttavia, le medie globali nascondono drammatiche differenze tra regioni e Paesi. L’Asia Meridionale e l’Africa subsahariana hanno il più alto punteggio GHI 2014, rispettivamente 18,1 e 18,2, presentando ancora un grave livello di fame. Il progresso è evidente in Asia orientale e sud-orientale, dove il GHI è diminuito del 54%, e in America Latina e Caraibi, dove il punteggio GHI è diminuito del 53%. Angola, Bangladesh, Cambogia, Ciad, Ghana, Malawi, Niger, Ruanda, Thailandia e Vietnam hanno riportato forti miglioramenti rispetto al 1990. “I miglioramenti ci sono dove sono state investite risorse in particolare nelle politiche sociali a sostegno delle attività femminili e nel sostegno alle zone rurali”, continua Carangio. “L’integrazione di diverse politiche è alla base di un possibile cambiamento anche nelle zone oggi in gravi condizioni, noi lavoriamo in tal senso. La redistribuzione delle ricchezze cancella le disparità.”.

Ogni anno l’Indice Globale della Fame propone un approfondimento tematico che aiuta ad analizzare la fame come fenomeno multidimensionale. Tema del 2014 è la Fame Nascosta: spesso difficile da individuare ma potenzialmente devastante, la fame nascosta è una forma di sottonutrizione che si verifica quando l’assunzione e l’assorbimento di vitamine e minerali sono troppo bassi per garantire buone condizioni di salute e di sviluppo. Più di due miliardi di persone in tutto il mondo soffrono la fame nascosta, che indebolisce il sistema immunitario, compromette lo sviluppo fisico e intellettuale, e può portare alla morte. I suoi effetti sono particolarmente acuti durante i primi mille giorni di vita di un bambino. Oltre a inficiare la salute umana, la fame nascosta può impedire anche lo sviluppo socioeconomico, soprattutto in Paesi a basso e medio reddito. “La comunità internazionale dovrebbe assicurare la giusta attenzione alla fame nascosta. Ogni uomo, donna o bambino ha il diritto ad alimenti adeguati, in quantità e qualità sufficienti per soddisfare il proprio fabbisogno giornaliero”. Una delle sfide principali per il futuro consiste nel mettere l’accento sulla qualità della dieta, con l’obiettivo di affrontare ed eliminare la fame nascosta. Per vincere questa sfida, ovvero “per sconfiggere la fame nascosta in modo sostenibile, è necessario adottare un approccio multisettoriale che includa azioni su agricoltura, salute, acqua e servizi igienico-sanitari, protezione sociale, educazione ed emancipazione femminile” dichiara Giangi Milesi, Presidente Cesvi.

Cesvi è il curatore italiano dell’Indice Globale della Fame 2014. Il rapporto è stato presentato in contemporanea mondiale in diversi Paesi, tra cui Italia, Francia, Germania, USA, Inghilterra, Irlanda e Belgio, grazie alla collaborazione di Alliance2015, un network europeo di otto ong di cui Cesvi fa parte dal 2002. Quest’anno l’Indice Globale della Fame è stato presentato grazie al contributo della Commissione Europea e di Coop Lombardia. È possibile scaricare l’Indice Globale della Fame 2014, in pdf, dal sito internet di Cesvi.

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