Volontariato

Fame: nel 2030 ci sarà più cibo, ma non per i poveri

A mettere in guardia su un futuro per niente rassicurante e' ancora una volta la Fao, in uno studio dal titolo “Agricoltura mondiale: verso il 2015-2030' pubblicato oggi”

di Paolo Manzo

Com’era ampiamente previsto, l’obbiettivo di dimezzare entro il 2015 il numero degli affamati nel mondo fissato sei anni fa dalle Nazioni Unite non sarà centrato e non sarà possibile raggiungerlo neppure nel 2030, ma per quella data potrebbe esservi globalmente cibo sufficiente a sfamare tutta la popolazione mondiale. Il problema resterà come sempre il divario nell’accesso alle risorse e centinaia di milioni di persone continueranno a soffrire la fame nei Paesi in via di sviluppo, mentre rischiano di aggravarsi ulteriormente i problemi ambientali causati dall’agricoltura. A mettere in guardia su un futuro per niente rassicurante e’ ancora una volta l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite (Fao), in uno studio dal titolo ?Agricoltura mondiale: verso il 2015-2030′ pubblicato oggi?. Per i prossimi trent’anni ci sarà cibo a sufficienza per gli 8.3 miliardi di persone che popoleranno il pianeta. Ma nonostante questo, nell’Africa sub-sahariana continueranno ad esserci 183 milioni di affamati, solo 11 milioni in meno di quanti ce ne sono oggi. E’ quanto sostiene la Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, nell’ultimo rapporto dedicato alla crescita della popolazione e alla produzione agricola fino al 2030, presentato oggi a Roma alla vigilia del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg (26 agosto-4 settembre). ”Da oggi al 2030 la popolazione mondiale crescerà dai circa 6 miliardi attuali a 8.3 miliardi di persone, con una percentuale annua media dell’1,1%, mentre negli ultimi 30 anni e’ cresciuta con una media dell’1,7 per cento. Di conseguenza – evidenzia il rapporto – la crescita della domanda mondiale di cibo dovrebbe diminuire da una media annuale del 2,2% negli ultimi trent’anni ad una del 1,5% nel periodo fino al 2030”. Da una parte – prospetta la Fao – ”la popolazione mondiale sara’ sempre piu’ ben nutrita (con 250 chilo-calorie disponibili in piu’ rispetto ad oggi per un totale di 3050 chilo-calorie giornaliere)”; dall’altra, pero’, centinaia di milioni di persone continueranno a morire di fame. In particolare, ”fonte di grande preoccupazione” e’, per l’agenzia dell’Onu, la situazione nell’ Africa sub-sahariana dove si stima che entro il 2030 ”il numero dei sottoalimentati cronici diminuira’ solo da 194 milioni a 183 milioni”. Non e’ la prima volta che la Fao ammette il fallimento dell’obiettivo – fissato cinque anni fa al Vertice mondiale sull’alimentazione e ribadito lo scorso giugno, sempre a Roma,- di dimezzare il numero dei sottoalimentati entro il 2015. Obiettivo che, ammette oggi la Fao, ”non sarà raggiunto neanche nel 2030” perché per allora il numero dei malnutriti dovrebbe passare ”dai 777 milioni di persone di oggi a 440 milioni del 2030”. ”Forse siamo stati troppo ambiziosi”, ha osservato Hartwig de Haen, vicedirettore generale del dipartimento economico e sociale dell’organizzazione. ”Ma riteniamo la meta ancora raggiungibile se coadiuvata da azioni giuste: più investimenti nello sviluppo e la ricerca, più volontà politica di operare nel settore agricolo”, ha aggiunto. Sono anni, di fatto, che la Fao non si stanca di ribadire che ”il potenziamento degli investimenti nell’agricoltura e’ l’unica via per interrompere il circolo vizioso della povertà”. Ed e’ in questa prospettiva che la Fao si presenterà all’appuntamento di Johannesburg con una ”seconda versione” del programma per combattere la fame elaborato al summit di Roma. Le prospettive agricole ed alimentari mondiali tra il 2015 ed il 2030 non sono gli unici capitoli affrontati nell’ultimo studio della Fao che dedica ampio spazio anche al ruolo del commercio internazionale, agli effetti della globalizzazione, ai cambiamenti climatici, alle biotecnologie, alla distribuzione delle risorse idriche ed alla deforestazione. Un centinaio di pagine nel quale gli esperti dell’Onu prospettano un futuro sviluppo sostenibile che non potra’ fare a meno di un ”cambiamento drastico delle politiche economiche, più sensibile alle condizioni dei paesi in via di sviluppo” da parte dei paesi piu’ industrializzati. Un impegno che la Fao auspica sara’ assunto al summit di Johannesburg.


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