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Fallimenti adottivi: serve un tavolo comune delle associazioni
A lanciare la proposta è Antonio Fatigati, presidente dell'Associazione Genitori si Diventa: "il volontariato provi a riunirsi per dare voce comune a bisogni impellenti"
“La notizia di questi giorni è che, finalmente, dopo anni passati a preoccuparsi di come rendere le adozioni più facili e i messaggi di allarme sulla riduzione di adozioni dall’estero, ci si comincia a porre qualche domanda su quali siano i percorsi virtuosi dell’adozione, che, riducendo al minimo i rischi del fallimento adottivo, riportino questo istituto nell’alveo delle opportunità per i minori sottraendolo alla categoria dei desideri degli adulti”, è il commento del presidente dell’Associazione Genitori si Diventa, Antonio Fatigati, a proposito della recente Relazione ministeriale Welfare-Giustizia sul funzionamento della legge 149/2001 e sui fallimenti adottivi.
“Qualche mattone è già stato previsto dalle normative che si sono susseguite in questi anni”, prosegue Fatigati, “ma soprattutto dalla buona pratica dei servizi territoriali che sempre più spesso richiedono alla coppia dei percorsi di preparazione finalizzati ad approfondire le tematiche dell’adozione. Sarebbe auspicabile che tali percorsi fossero ?davvero? omogenei nel territorio nazionale. Esistono poi molte associazioni di volontariato che dedicano la propria attività a realizzare momenti di incontro tra coppie in attesa di adottare. Poco o nulla esiste invece sul dopo-adozione che invece è il momento più delicato per la nuova famiglia”.
“Partendo dall’esperienza associativa di questi anni, riteniamo che la lotta ai fallimenti adottivi abbia un forte carattere di prevenzione e parta da molto lontano. Alle coppie che danno la propria disponibilità ad adottare dovrebbe essere garantita la possibilità, indipendentemente dalla provincia italiana in cui risiedono, di frequentare sia dei percorsi di preparazione sia gruppi di mutuo aiuto in cui confrontarsi facendo emergere paure e preoccupazioni”, osserva Fatigati. “Nei percorsi dovrebbe essere affrontato il tema dell’adozione dei bambini più grandi, affinché eventuali proposte di abbinamento su tali minori possano essere affrontate con cognizione di causa. Quando l’adozione si è realizzata, le coppie dovrebbero continuare ad avere a disposizone una rete di sostegno e mutuo-aiuto supportata da operatori in grado di intervenire quando si manifestano situazioni di disagio. Poiché, in fondo, il vero grande obiettivo, è mettere la coppia nella capacità di saper chiedere aiuto quando il problema è ancora affrontabile”.
“Gli abbinamenti in adozione internazionale non possono e non devono avere caratteristica di situazioni forzate o casuali, giocando sulla stanchezza per i lunghi mesi di attesa o su atteggiamenti di superficialità nei confronti dei problemi che possono derivare dall’accogliere in casa un bambino diverso da quello che sotto sotto si immaginava o sperava”.
“Infine”, conclude il presidente di Genitori si Diventa, “riteniamo che sia giunta finalmente l’ora che i mille piccoli rivoli del volontariato che agisce intorno al mondo dell’adozione lavorando sulle famiglie, provino a riunirsi per dare voce comune a bisogni impellenti. Questo è uno dei pochi ambiti dove finora non si è riusciti a coordinarsi e dove le associazioni continuano a impegnarsi ognuna nel proprio territorio od ambito rischiando di perdere di vista realtà di sistema più complesse e bisognose di intervento. Per questo intendiamo lanciare, fin da ora l’idea di un tavolo comune delle Associazioni familiari in cui confrontarsi e condividere esperienze comuni e comuni bisogni. Solo quando avremmo condiviso le scelte di massima su ciò che riteniamo debba essere il percorso adottivo potremmo chiedere che venga rimessa mano alla normativa vigente, perché solo allora la legge tornerà a essere uno strumento e non un fine come, purtroppo, molti hanno ritenuto in questi mesi”.
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