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Fallimenti adottivi, Cifa: “I servizi supportino le famiglie”

"Non abbiamo rilevato un numero così elevato di casi non andati a buon fine", dice Gianfranco Arnoletti. "Ma è altresì vero che la tendenza pare procedere verso un numero di rifiuti destinato ad au

di Benedetta Verrini

“Mi trovo in accordo con le dichiarazioni del Ministro del Welfare Roberto Maroni e del Ministro della Giustizia Castelli e con la relazione presentata in merito ai punti deboli della legge sulle adozioni”: il presidente del Cifa, Gianfranco Arnoletti, ong torinese autorizzata alle adozioni internazionali, prende posizione a proposito della relazione ministeriale sul funzionamento della legge 149/2001. L’articolo comparso oggi su “La Repubblica”, intitolato ?SOS adozioni, tre bimbi su 100 tornano in istituto?, riporta i dati sui fallimenti adottivi, da cui emerge che il 3% dei minori viene “restituito” nell’adozione nazionale e l’1,7% dei minori viene “restituito” in quella internazionale.

Arnoletti si sente di condividere le osservazioni dei due ministeri, “in particolare”, dice, “riguardo alla differenza massima di età tra adottante ed adottato (coppie e bambino), oggi di ben 4555 anni, in quanto foriera di illusioni nelle coppie già avanti negli anni che saranno in qualche maniera poi costretti a ?subire? l’abbinamento di un bambino più grande con tutti i rischi che una non totale accettazione iniziale può portare”.

“Va detto che il nostro Ente, e, di conseguenza, le adozioni internazionali, non ha rilevato fino ad ora un numero così elevato di casi non andati a buon fine”, sottolinea il presidente. “E’ altresì vero che alcuni casi di rifiuto si sono verificati e che la tendenza in questo senso pare procedere verso un numero di rifiuti destinato ad aumentare. Nell’esperienza Cifa sono numerosi i momenti di incontro e sostegno durante l’attesa e nel post. Questo serve a facilitare la preparazione delle coppie ma soprattutto è fondamentale nella fase di inserimento del minore nel nuovo nucleo”.

“Rimane comunque fondamentale e dunque auspicabile che il servizio pubblico, nella fattispecie i servizi sociali, indaghi, prepari e supporti la coppia nelle varie fasi del percorso adottivo al fine di arrivare a ridurre sempre più il rischio di rifiuto del minore da parte di coppie non adeguatamente idonee o preparate ad accogliere un minore nel proprio contesto familiare”.

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