Welfare

Falabella al Cnel: «Sul lavoro è tempo di riformare la legge 68»

Lavoro, diritti, welfare di tipo collaborativo sono le priorità di lavoro di Vincenzo Falabella, presidente della Fish, che debutta al Cnel come rappresentante del Consiglio Nazionale del Terzo settore

di Redazione

Vincenzo Falabella, presidente nazionale della Fish, è stato designato nei mesi scorsi quale rappresentante del Consiglio Nazionale del Terzo settore presso il Cnel-Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. In questi giorni è arrivata anche la nomina ufficiale. Il Cnel è l’organo pubblico di consulenza del Parlamento e del Governo sulle materie economiche e del lavoro e contribuisce all’elaborazione della legislazione economica, sociale e del lavoro. Si tratta quindi di un contesto in cui anche il mondo della disabilità potrà portare le proprie istanze.

«Il mio ruolo sarà svolto nell’ottica di riportare all’interno del confronto un richiamo ai temi, i princìpi e gli ideali che hanno ispirato da sempre il mondo del Terzo settore, con l’unico fine di cercare di colmare il divario esistente tra i bisogni dei cittadini e i servizi oggi esistenti», spiega Vincenzo Falabella. «Per fare questo serve una maggiore collaborazione tra la Pubblica Amministrazione e il Terzo settore, in quanto la sfida della Pubblica Amministrazione non può essere solo quella riguardante la fornitura di beni e servizi per la collettività, ma anche quella della costruzione di un valore collettivo. In questa nuova visione le organizzazioni del privato sociale non devono essere viste come competitor, ma come complementari». Le strade? «Dobbiamo necessariamente scrivere un nuovo sistema di welfare di tipo collaborativo. In tal senso, la co-programmazione e la co-progettazione dovranno esseri gli strumenti necessari all’innovazione di un nuovo sistema di inclusione e di riconoscimento dei diritti per ogni cittadino e cittadina».

I temi della disabilità riguardano circa 12 milioni di persone in Italia: «Temi fondamentali come quelli del lavoro, della formazione, di un’economia intesa nel senso di adeguati investimenti per le persone con disabilità vanno affrontati al meglio, per evitare ancora una volta che la nostra società non si apra al riconoscimento della persona e continui a creare stigmi e pregiudizi», afferma Falabella. «Ritengo quanto mai necessaria una riforma sostanziale della Legge 68/99, che quando venne approvata costituì un reale punto di svolta ma che 24 anni dopo deve riportare la persona al centro, considerando il lavoro non solo come un semplice fattore della produzione o del profitto, ma anche e soprattutto come un bisogno essenziale della persona».

Sul piano dei diritti, aggiunge Falabella, «bisogna ricordare che la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che ormai da 14 anni è la Legge dello Stato Italiano, ha completamente rimodellato il concetto stesso di disabilità: i diritti delle persone con disabilità sono oggi diritti umani e una situazione di maggiore o minore disabilità è determinata dal contesto, con le relative barriere materiali, sociali e culturali e la presenza o meno di strumenti che servano a superarle. Dobbiamo pertanto muoverci verso una società che riconosca finalmente i nostri diritti costituzionali, da intendere, come detto, quali diritti umani, a partire da un investimento in termini culturali e di risorse finalizzate a garantire pari dignità e opportunità a tutte le persone con disabilità e alle loro famiglie. Anche su tutto questo cercherò di sfruttare al meglio l’opportunità di questo mio ruolo nel Cnel».

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.